L’ARRESTO
Violenta la figlia, incastrato dalla moglie
La vittima ha quattro anni. La donna ha piazzato telecamere e microspie
È un’accusa aberrante quella che, al momento, pesa sulla testa di un sudamericano sottoposto a fermo dai carabinieri: violenza sessuale sulla figlia di appena quattro anni. L’uomo è stato portato in carcere nel tardo pomeriggio di venerdì d’intesa con il pubblico ministero Rossella Incardona e domattina, lunedì 12 aprile, verrà interrogato dal gip Stefano Colombo. È verosimile presumere che il trentenne deciderà di non rispondere anche perché il fascicolo è corredato da filmati che necessitano un vaglio prima di intraprendere una strada difensiva.
Stando a quanto emerso finora, sarebbe stata la moglie - dunque la mamma della vittima - a sporgere denuncia in caserma agendo sulla base di prove che lei stessa ha coraggiosamente raccolto. Nei giorni scorsi un’amica di famiglia le fece una rivelazione inquietante: «Ho visto tuo marito che metteva una mano nei pantaloni di vostra figlia». Una circostanza che da sola non sarebbe sufficiente a sostenere l’ipotesi di un abuso.
Quel gesto notato dalla donna che a casa loro si era fermata per un breve saluto, avrebbe anche potuto essere giocoso, affettuoso, comunque privo di malizia. Forse però la madre aveva già le antenne alzate. Per questo ha voluto verificare cosa accadesse nei momenti di assenza dalla famiglia.
Senza però turbare la serenità della piccola, evitando quindi di rivolgerle domande che avrebbero potuto sconvolgerla, confonderla o suggestionarla.
A quanto pare la mamma detective ha piazzato telecamere e microspie nei punti più sensibili della loro abitazione, quindi rivolte verso il divano, nella camera da letto, nelle zone defilate. Ha atteso, sperando che i sospetti fossero infondati. Purtroppo però le conferme non hanno tardato. Scene inequivocabili - almeno allo stato attuale delle indagini - e squallide.
A quel punto la sudamericana si è rivolta ai carabinieri consegnando loro il materiale raccolto. I miliari hanno ascoltato a sommarie informazioni l’amica che per prima ha intuito l’anomalia di alcuni atteggiamenti paterni e poi alcuni parenti e conoscenti per inquadrare meglio le dinamiche familiari. Ma è stata la visione delle immagini a rendere urgente il provvedimento emesso dal pm della procura di Busto Arsizio. Il peggiore dei codici rossi, su cui gli inquirenti sono intervenuti con la velocità della luce. Domani l’indagato - che è stato portato nella casa circondariale bustese - avrà tre scelte: ammettere, negare o tacere in attesa di sviluppi.
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