IL CASO
Busto Arsizio ai margini dell’impero
La città senza parlamentari né consiglieri in Regione. E il sindaco è isolato

Nessun parlamentare. Nessun consigliere regionale. Politicamente, Busto Arsizio resta alla periferia dell’impero. Doloroso e quasi paradossale, per una città di oltre 83 mila abitanti, la più popolosa dell’intera provincia di Varese (capoluogo compreso). Eppure non ci sono esponenti bustocchi né a Roma né a Milano.
NESSUNA SORPRESA
Il brutto è che non è nemmeno una sorpresa. Stando ai sondaggi della vigilia, l’unico candidato di Busto con qualche chance di essere eletto era l’immarcescibile Gigi Farioli. E in effetti l’ex sindaco è andato vicino al clamoroso ritorno al Pirellone: i 1.279 voti raccolti in provincia di Varese (912 solo a Busto) non gli sono però bastati a superare Giuseppe Licata nel testa a testa interno al Terzo Polo. Così sarà il sindaco di Lozza (ancora per poco, visto che a brevissimo scatterà l’incompatibilità) a sedere nella sala consiliare di Palazzo Lombardia. E Busto? A bocca asciutta. Esattamente com’era successo il 25 settembre dello scorso anno alle elezioni politiche.
LE SCONFITTE DEL SINDACO
E non è finita con le delusioni, perché il sindaco Emanuele Antonelli è appena stato spodestato dalla carica di presidente della provincia (ora appannaggio del primo cittadino di Masciago Primo, Marco Magrini). Lo stesso Antonelli che si è visto rispondere “picche” dai vertici del proprio partito, Fratelli d’Italia, quando ha sponsorizzato la candidatura alle regionali di Francesco “Checco” Lattuada. «Di lettere ne ricevo tante, poi decide il partito», aveva tagliato corto la coordinatrice regionale Daniela Santanchè. E la decisione è arrivata: Lattuada fuori. Da allora la bocca del sindaco di Busto Arsizio è rigorosamente cucita. Con la sola eccezione dei ringraziamenti al fidato consigliere forzista Orazio Tallarida e ai consiglieri provinciali uscenti, subito dopo la sconfitta con Magrini a Villa Recalcati. Un silenzio assordante quello di Emanuele Antonelli. Così come ha fatto rumore, nel Giorno del Ricordo, il fatto che il primo cittadino abbia letteralmente ignorato la presenza al Parco Cossetto del coordinatore provinciale di FdI (nonché onorevole) Andrea Pellicini. Segno eloquente di una tensione palpabile con i livelli più alti del partito di Giorgia Meloni.
«NON CONTIAMO PIU’»
Sta di fatto che - per tornare al punto di partenza - una città importante come Busto non riesce a esprimere propri rappresentanti né in Regione (dove invece entrano ben due esponenti della vicina Gallarate…) né tantomeno in Parlamento. È evidente che qualcosa non stia funzionando. Prima delle politiche, un esperto ex consigliere comunale bustocco come Livio Pinciroli aveva lanciato l’allarme: «Non contiamo più niente – aveva tuonato in un’intervista -. Manca la qualità, ognuno pensa solo a difendere il proprio orticello: c’è da resettare tutto». Parole forti, indubbiamente, ma il problema si pone. Eccome se si pone.
C’E’ SOLO ISABELLA
Oggi Busto Arsizio ha una sola esponente in un ruolo di prestigio, ovvero l’europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri. Nel 2024 si tornerà a votare anche per le Europee, e c’è da sperare che l’ex Manchester italiana possa essere ancora rappresentata a Bruxelles e Strasburgo. La sensazione è che la ricandidatura di Tovaglieri non sia in discussione. Certo, la strada verso la rielezione sarà irta di ostacoli, anche perché il consenso del Carroccio, ad oggi, è ben lontano da quello delle Europee del 2019. Ma c’è ancora un anno davanti (e alle Regionali la Lega ha recuperato qualcosa rispetto alle recenti politiche). Tovaglieri sarà comunque quasi certamente ai nastri di partenza della prossima competizione elettorale per l’Europarlamento, forte dell’esperienza maturata in questi anni. Ma la politica locale ha il dovere di lavorare affinché Isabella non resti l’unica eccezione in un panorama che vede Busto assente dai palazzi che contano.
© Riproduzione Riservata