LA COMMESSA
Leonardo, sconfitta da 9,2 miliardi
Saab alleato col colosso Boeing si aggiudica la fornitura di 351 addestratori per l’esercito Usa

Leonardo non riesce a fare il bis in America. La vittoria nella gara per la fornitura di 84 elicotteri all’esercito americano (ottenuta in alleanza con il colosso Boeing) non si è ripetuta nella competizione per la consegna di 351 addestratori M-346 (ribattezzati per l’occasione T-100) realizzati dalla Divisione Velivoli della holding guidata da Alessandro Profumo.
Gli Stati Uniti hanno scelto ancora Boeing, che, però, per l’occasione era alleata con Saab e non con le aziende italiane.
Nelle casse del colosso dell’aviazione entreranno, da qui ai prossimi anni, ben 9,2 miliardi di dollari. Per la Divisione velivoli - e dunque per quella che era Alenia-Aermacchi - sfuma così un’opportunità che sicuramente avrebbe rivoluzionato il futuro degli stabilimenti di Venegono.
È lì che è nato l’addestratore gioiello firmato Leonardo e, anche se gli esemplari americani probabilmente sarebbero stati realizzati Oltreoceano, per il personale al lavoro nei capannoni varesini sarebbe stata una boccata di ossigeno importante.
Le ragioni della sconfitta?
Non certo il prodotto - riconosciuto a livello mondiale come una macchina dalle ottime prestazioni -, piuttosto una serie di mosse strategiche che, a giochi fatti, si rivelano errate.
In primis la decisione di correre da soli.
Ne sono assolutamente convinti anche i rappresentanti dei lavoratori che hanno seguito la gara da vicino, fin dai primi momenti della candidatura.
«Sapevamo che sarebbe stata molto dura - spiega Andrea Borin della segreteria di Fim Cisl Varese - ma ci speravamo. Io credo che abbia pesato molto il fatto di non essere alleati con Boeing, come anche dimostrato da quanto accaduto con gli elicotteri. Il prodotto non ha problemi ed è di qualità. È mancata una corretta strategia. Ora bisogna attivarsi per un piano B, che significa a esempio, per Venegono, rilanciare anche le attività legate al civile».
Sulla stessa linea anche Giovanni Cartosio, di Fiom Cgil Varese.
«Siamo di fronte alla dimostrazione - dice - che il risanamento e la riorganizzazione da soli non bastano a garantire la crescita e lo sviluppo di una impresa. Bisogna siglare alleanze internazionali che consentano di avere peso nei mercati e nelle gare internazionali. E non è certo un caso che vediamo continui processi di concentrazioni e aggregazioni in questo settore».
«Se si vuole vendere un prodotto agli americani - sintetizza anche Fabio Dell’Angelo, segretario di Uilm Varese - bisogna realizzarlo con gli americani. Soprattutto in questi tempi di politiche protezionistiche. Bisogna fare una riflessione sulle strategie messe in campo».
Non solo.
L’altro fronte caldo, anche a detta dei sindacalisti, è quello della politica.
«Una macchina come l’M-346 - affermano all’unisono Borin, Cartosio e Dell’Angelo - si vende anche e soprattutto con il sostegno della politica. Ma chi è nei palazzi romani - oggi e in passato - si è ben poco preoccupato di mettere a punto alleanze internazionali che portassero risultati anche per l’industria aeronautica. L’influenza a livello internazionale è fondamentale».
E intanto a Venegono ci sono “code bianche”, ovvero aerei già pronti ma non ancora stati venduti.
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