IL DELITTO MACCHI
Lidia, spunta ”Lelio”
Dalla testimonianza di Paola Bonari emerge il ricordo di una sua amica, subito convocata in aula: «All’inizio degli anni ‘90 un ragazzo, di cui ricordo solo il nome, mi confessò di essere il killer»

Colpo di scena al processo per l’omicidio di Lidia Macchi. È emerso nel corso dell’interrogatorio di Paola Bonari, amica e coetanea della vittima che Lidia era andata a trovare all’ospedale di Cittiglio la sera del 5 gennaio 1987, subito prima di scomparire. Sollecitata dalla difesa, la teste ha confermato che dopo l’arresto di Binda, discutendo della vicenda con un’amica residente a Mantova, questa le ha ricordato che giorni dopo l’omicidio, incrociato per strada, un conoscente le aveva confessato di avere ucciso lui Lidia Macchi. Elemento che sarebbe confermato da intercettazioni telefoniche. Immediatamente la Corte presieduta da Orazio Muscato (a latere Cristina Marzagalli) ha convocato l’amica di Paola Monari che è in arrivo dalla città virgiliana a momenti.
Nel primo pomeriggio Daniela Rotelli, questo il nome della donna, si è presentata di fronte alla Corte ed ha confermato quanto detto dalla precedente teste, con l’aggiunta di alcuni particolari. Il ricordo risale ai primi mesi del 1990, quando la donna frequentava l’università Statale di Milano: «C’era questo ragazzo, di cui ricordo solo il nome, Lelio. Ricordo che era di Varese. Lo conoscevo solo di vista, era un personaggio un po’ strano. Un giorno, mentre dall’università ci dirigevamo verso una vicina chiesa, mi disse “Le ho date io quelle coltellate alla Lidia”, poi si allontanò shignazzando». La donna ha poi raccontato di averne parlato con Paola Bonari, che le consiglio di lasciare perdere, considerando “Lelio” un tipo “fuori di testa”. Poi il ricordo riemerse dopo decenni di oblio all’epoca dell’arresto di Stefano Binda. Altre caratteristiche dell’uomo del mistero? «Alto circa 1.70, moro, capelli corti e occhi scuri. Attaccava discorso con tanti studenti, faceva discorsi strani, non ricordo se fosse iscritto a lettere o a storia, sicuramente non a filosofia. Si avvicinava ai luoghi frequentati da studenti di Cl, ma non entrava».
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