L’INCONTRO
Lotti, scatti di storia alla Ubik
Venerdì alla Ubik il grande fotografo varesino d’adozione
D’accordo, selfie, galleria e condivisioni ti fanno sentire padrone di un piccolo mondo nuovo. Per ridimensionare il delirio di onnipotenza sempre in agguato basta però aprire un libro.
Non uno qualsiasi, naturalmente, ma quello intitolato “Giorgio Lotti - storie di fotografie” che l’autore degli scatti, accanto a quello dei testi, Alessandro Franzi, presenteranno venerdì 9 novembre, alle 18, alla Libreria Ubik, piazza del Podestà.
Varesino d’adozione, Lotti, milanese, classe 1937, è fotografo professionista dalla fine degli anni Cinquanta. Sue opere - questo il termine corretto - sono apparse su diverse testate ma la (lunga) stagione fondamentale è legata a “Epoca“, per una militanza durata dal 1964 al 1997. Cittadino del mondo per lavoro ma anche per convinzione, con questo volume rende pubblica una parte del suo ricchissimo diario di viaggio nella Storia. Lo fa attraverso immagini e ritratti, in alcuni casi testimoni preziosi del tempo, in altri di estrema attualità.
Anche drammatica e tragica come quella dell’Italia devastata del Vajont, dell’alluvione di Firenze (straordinaria la foto dell’anziana portata sulle spalle da un uomo lungo la via allagata) e del terremoto in Friuli, così vicina alla realtà di questi giorni di un Belpaese incapace di rapportarsi con il proprio patrimonio naturale.
Quello Stivale che, a dispetto dei suoi problemi, per molti resta terra promessa o almeno alternativa alla disperazione, come testimonia la doppia pagina dedicata al primo sbarco degli albanesi a Brindisi, datato 1991.
Un Paese che si mette in coda e piange per Padre Pio (con i funerali immortalati da Lotti un po’ alla Fellini) e fa altrettanto, gioiosamente, a Milano, nel 1965, per i Beatles.
Diviso in sezioni, il libro parte dalla Cina - tra i grandi amori di uno degli uomini di punta della squadrona allestita da Nando Sampietro - e più esattamente da Zhou Enlai, con Mao tra i protagonisti della Rivoluzione. Quella scattata al primo ministro cinese nel 1973 diventerà la foto più stampata al mondo, oltre cento milioni di copie. Tra le persone incontrate, Lotti può annoverare Yasser Arafat, in pose anche scherzose, Ali Agca (fotografato dalla feritoia della porta della cella) e Bettino Craxi a Hammamet in disarmo fisico e psicologico.
Una parte di rilevo è riservata allo Spettacolo, cosa che non sorprende chi vede da tempo l’autore in azione al Teatro di Varese. Realizzati però lontano dalla Città Giardino i ritratti, sempre poco convenzionali, di Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Mina, Vittorio Gassman, al trucco, e delle stelle della Scala.
Ritratti il titolo di una sezione che tocca la poesia mostrandoci Giuseppe Ungaretti telespettatore molto interessato dell’allunaggio e ben nove espressioni, catturate “in diretta“, di Eugenio Montale mentre gli comunicano al telefono la conquista del Nobel.
Sfilano Alberto Moravia, Lucio Fontana, Andy Warhol e Bruno Munari, affiancati a Walter Bonatti, Abdon Panich e Felice Gimondi, simboli di altre fatiche e altre ricerche. Ricerche si chiama anche l’ultimo capitolo dedicato a Luci, Colori, Emozioni.
Per un libro non solo fotografico perché Lotti, che sottolinea come se non avesse incontrato grandi del giornalismo, quali Giorgio Bocca, Enzo Biagi, Indro Montanelli e Eugenio Scalfari, «il viaggio sarebbe stato meno sicuro e il linguaggio meno completo», affianca a ogni foto un breve testo.
Non scheda tecnica ma spiegazione del momento anche umano, aneddoti che è giusto scoprire con la lettura o ascoltandolo dal vivo.
Cresciuto alla scuola di chi educava i fotografi «a capire, come un pilota militare, cosa sta per succedere», nemico dello scoop a tutti costi ma incline all’immagine che sfida l’oblio, Lotti riesce al contempo a riportarci con i piedi per terra e a farci sognare.
Suscitando un filo di invidia perché passi ricevere dai Rolling Stones un giubbotto griffato per la miglior foto del tour del 1982, ma pubblicare lo scatto di un collega che lo ritrae incollato alla donna più bella di sempre, Brigitte Bardot, questo è davvero troppo. Imperdonabile se non fossimo davanti al Maestro, come in tanti, non senza motivo, amano chiamarlo.
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