BAFF
Argentero non è più «quello del GF»
Dopo 15 anni e trenta film l’attore torinese si è lasciato alle spalle l’etichetta

L’ha trovato. Dopo 15 anni, ha trovato un 19enne che non sa nulla della sua partecipazione al Grande Fratello 2003. Esplode in un’allegra risata Luca Argentero, quando uno studente dell’Icma gli chiede come abbia iniziato. È finita, dopo 30 film, l’etichetta di ragazzo del GF, di cui comunque non si lamenta. È stata la prima botta di fortuna, seguita da altre. Lo ammette, Argentero: «Bisogna avere un po’ di faccia come il culo, un po’ di talento, un po’ fortuna». Ma ha arricchito quella scintilla con studio e serietà. Una professionalità che gli viene riconosciuta da due registi, Max Croci, di casa all’Icma come docente, e Simone Spada, giunto al BAff con lui a presentare Hotel Gagarin, che uscirà nelle sale il 24 maggio e che è stato proposto al Teatro Sociale in anteprima.
«Non ho un percorso accademico, ma le 150 pose all’anno di Carabinieri sono state un’ottima scuola - racconta l’attore nella chiacchierata con la direttrice Minnie Ferrara - La svolta è arrivata con Saturno contro, di Ferzan Ozpetek, da lì ho inanellato una lunghissima serie di set. La mia fortuna è quella di non essere stato confinato in un unico genere, anche se la commedia è quello che mi diverte di più, suscitare una risata è il migliore regalo che puoi fare al mondo».
È uno che sa imparare da ogni cosa che fa. Croci gli ha fatto vedere tutti i film con Cary Grant, Spada quelli di Nanni Moretti. Michele Placido gli ha fatto leggere molti testi. Lui, a dire il vero, adora Steven Spielberg.
«Luca ha un talento incredibile - dice Croci - È preciso, puntualissimo, conosce il copione a memoria». «È il minimo sindacale - replica Argentero - Bisogna avere grande fiducia nel regista. Spielberg è quello che mi emoziona, ma recitando ho scoperto cose meravigliose. Sono onnivoro, mi piace guardare di tutto. Ed è fondamentale».
Attore preferito? «Se non dici Mastroianni o Volonté sei eretico, io reputo bravi Kim Rossi Stuart, Luca Marinelli. Guido Caprino è la mia asticella, non posso fare niente che sia da meno. Cerco di trarre spunto. Non amo improvvisare, anche se ho tratto del bene anche dalle esperienze più traumatiche, come il monologo ne Il grande sogno” di Placido. Mi affido alla mia intelligenza emotiva».
L’attività di produttore, mantenuta col lavoro di attore purtroppo, è terminata: «Troppo complicato. Mi sarebbe servito un avatar per intercettare i fondi istituzionali». Agli studenti un grande insegnamento: «Credete nel lavoro, un lavoro che vi piaccia. Per me è così».
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