BIODIVERSITÀ
Capriolo azzannato, occhio alla lince
Prove dell’inedita presenza del felino maculato nei boschi dell’Alto Varesotto. E c’è chi ha visto anche lo sciacallo. Ma è improbabile

Piccoli di cinghiale e caprioli trovati morti nei boschi, azzannati, in parte divorati. Questo raccontano i frequentatori delle zone verdi dell’Alto Varesotto. Chi è stato? Chi è il predatore? Qualcuno azzarda un’ipotesi suggestiva: c’è uno sciacallo dorato (un cojote europeo). Altri parlano di una lince.
In entrambi i casi, si tratta di presenze che, per l’Alto Varesotto, sarebbero eccezionali, inedite.
Quanto c’è di vero o di probabile? Per lo sciacallo, poco. Anche se... Di recente, la Svizzera ha confermato l’avvistamento e anzi il ritrovamento di un esemplare, spiegando che tale specie comunque fu immessa, tanti anni fa, nei Cantoni più interni, e quindi non sarebbe fantascienza il fatto di trovarsela ora sul territorio.
Considerato che, al pari del lupo, le incursioni nel Varesotto possono avvenire solo dalla vicina confederazione elvetica, ecco che l’opzione sciacallo è improbabile ma non impossibile. Così la ritiene anche il settore della polizia ittico-venatoria della Provincia di Varese che ha il polso della situazione.
Diverso è per la lince. Qui, siamo alla ragionevole certezza dello scorrazzare di almeno un esemplare. È stato infatti, già lo scorso anno, scoperto un piccolo capriolo aggredito, ucciso e solo parzialmente “spolpato”. Il veterinario che esaminò l’animale - conferma il responsabile della Polizia ittico-venatoria, Carlo Piatti -, riscontrò tracce di azzannamento che sono tipiche proprio della lince.
Morale: questo felino dal mantello maculato - predatore di caprioli, fagiani e anche cinghiali quando piccoli e quindi attaccabili - andrebbe inserito nella lista della fauna locale, tenendo conto che spostandosi molto e rapidamente la presenza potrebbe essere a fasi alterne, ora al di là del confine, a tratti invece al di qua. E anche in questo caso, c’è la prova del nove che arriva dal Ticino: «La lince? Ce l’abbiamo».
Si tratta della razza europea, quindi un animale (simile a un gattone) che può pesare fino a trenta chilogrammi. È pericoloso per l’uomo? «No» è la riposta dagli uffici competenti della Provincia.
La lince - come del resto la fama e i detti che l’accompagnano - ha una vista molto acuta e un ingegno fuori dal comune. Questo spiega il motivo per cui, nonostante gli indizi certi del suo passaggio nell’Alto Varesotto, non si hanno prove fotografiche e neppure avvistamenti ravvicinati.
Non è escluso, tra l’altro, che il presunto sciacallo dorato, che alcuni hanno detto di aver visto, sia in realtà proprio una lince.
«Il nostro territorio dispone di una grande varietà di specie animali» confermano dal settore ittico-venatorio della Provincia, e con le continue migrazioni, soprattutto sul confine con la Svizzera, non deve stupire che, ogni tanto, compaiano esemplari mai visti prima.
Accertata e anche più volte immortalata con foto, ad esempio, l’aquila reale che nidifica oltre confine e, nel suo quotidiano sorvolare anche nel raggio di 50 chilometri, raggiunge il Varesotto. Viva la biodiversità.
Tornando alla lince e al rapporto con l’uomo, sembrano appunto non esserci problemi. L’animale in questione sfugge infatti, non attacca e in via teorica si tiene a debita distanza delle abitazioni. Ma nei boschi dell’Alto Varesotto c’è. Almeno un esemplare. Occhi di lince? Occhio alla lince...
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