FUGA DA CASA
Luino, preferisce la cella ai domiciliari con mamma
Chiama i carabinieri, poi si presenta in caserma: «A casa non resisto»

Problemi con la droga e con la giustizia. Gli arresti domiciliari a partire dalla scorsa estate. E altri problemi, di altra natura. L’indagato, vent’anni, si ritrova prigioniero in casa con la madre. Non può uscire, vede restringersi il perimetro di una vita normale e mal sopporta il rigore di mamma rispetto a un uso eccessivo di acqua per docce ritenute troppo frequenti. Ha la compagnia almeno di un cane, ma poi l’animale sta male e muore, e il sospetto del ragazzo è che la madre non l’abbia portato in tempo dal veterinario. Seppellisce l’amico a quattro zampe nel giardino di casa e poi decide che così non può andare avanti.
LA FUGA DA CASA
Annuncia per telefono ai carabinieri che vuole andarsene minacciando una strage - «Venite a prendermi perché altrimenti faccio un macello» - e poi, prima che i militari si muovano, va direttamente in caserma, suona il citofono e si consegna. Non ce la fa più. Preferisce il carcere ai domiciliari con la mamma. Ed è subito accontentato, dato che la sua fuga per il codice penale si configura come una vera e propria evasione.
DAVANTI AL GIUDICE
È la storia singolare che si sta dipanando da metà novembre tra Luino, dove è la casa della mamma del protagonista, e le aule del Tribunale di Varese. Dopo l’arresto per evasione in flagranza di reato, il giovane, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo, è comparso davanti al giudice monocratico Luciano Luccarelli per la convalida e ieri è tornato in aula per il processo per direttissima vera e proprio. Processo che però non si è concluso perché il giudice ha deciso che per decidere è fondamentale ascoltare il racconto della vicenda da parte della mamma. Che dovrà dire se quella convivenza forzata fosse davvero insopportabile e perché. Come detto, il figlio era arrivato a non sopportare più gli ordini e le sgridate della donna, in particolare rispetto all’uso della doccia di casa. E poi c’era stata la questione del cane, prima malato e poi morto.
“NUOVI” DOMICILIARI
In realtà l’indagato in una cella è stato comunque pochissimo, dato che il giudice, dopo l’evasione, ha stabilito che la reiterazione del reato fosse improbabile (senza la mamma accanto) così come inesistente il pericolo di fuga (dato il desiderio del ragazzo di andare in carcere). E così il giovane già da settimane è di nuovo agli arresti domiciliari, anche se per evitare ulteriori problemi a mettere a disposizione casa è stata un’altra parente.
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