TRIBUNALE
Luino, sei rapine nelle sale slot: condanne confermate
La Corte d’Appello di Milano ribadisce le due severe sentenze: 5 e 6 anni di reclusione per un luinese di 38 anni e un 37enne residente a Brusimpiano

Niente sconti di pena per i due imputati nel filone ordinario del processo legato all’operazione “Beverly” condotta dai carabinieri di Varese che, tra ottobre 2018 e marzo 2019, condusse all’arresto di un gruppo di italiani, fra i 20 e i 33 anni, accusati di aver messo a segno sei rapine a mano armata in sale slot e compro oro sul territorio della provincia di Varese (Porto Ceresio, Bisuschio, Vedano Olona, e Marchirolo) con incursioni anche nell’hinterland milanese (tra Bresso e Garbagnate Milanese).
LA CORTE D’APPELLO
Ieri, la terza Corte d’Appello di Milano ha confermato le due severe condanne emesse non più tardi del marzo di un anno fa dal Tribunale di Varese nei confronti del luinese di nascita (ma residente a Garbagnate Milanese) Mario Esposito, 38 anni, e di Saverio Bizzantini, trentasettenne calabrese di Mesoraca, ma residente a Brusimpiano, entrambi assistiti dall’avvocato Guido Forese. Nel dettaglio, cinque anni e otto mesi di reclusione per Esposito; mentre per Bizzantini sei anni e due mesi di carcere più un anticipo sul risarcimento di 2 mila euro a favore del dipendente della sala slot Golden Palace di Marchirolo, vittima il 9 ottobre di quattro anni fa di una violenta rapina da parte di quattro rapinatori a volto coperto che, dopo averlo minacciato con una pistola, lo picchiarono e lo chiusero legato in un magazzino. Entrambi rispondevano di essere ideatori e concorrenti morali di alcune delle rapine contestate, a cominciare da quella dell’8 ottobre del 2018, il primo colpo della banda delle sale slot, realizzato ai danni della sala giochi Planet di Bisuschio.
LA COLLUTTAZIONE
Al di là del bottino, oltre 4 mila euro, non tutto filò per il verso giusto in quell’occasione: il fidanzato della dipendente della sala slot rapinata corse in suo soccorso e ingaggiò una colluttazione con uno dei malviventi nel corso della quale gli strappò un piccolo pezzo di pelle. Pelle che consentì ai Ris dei carabinieri di individuare il dna del rapinatore, elemento poi rivelatosi fondamentale per dare un volto e un nome alla filiera criminale in cui ebbe un ruolo di spicco anche il fratello minore di Bizzantini, Kevin, che ha invece scelto di essere processato con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Varese Giuseppe Fertitta.
Anche il padre e la madre dei due fratelli sono stati condannati (entrambi in abbreviato) per detenzione di armi utilizzate dal clan. Precisato che la prospettiva del carcere si fa sempre più concreta, il difensore dei due imputati ha preannunciato ricorso in Cassazione.
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