IL PROCESSO
Luino, Reddito di cittadinanza ma aveva azioni e terreni
L’uomo è accusato di avere dichiarato il falso per percepire il sussidio

Nella domanda depositata all’Inps per ottenere il Reddito di cittadinanza si era “dimenticato” di dichiarare di essere proprietario di alcuni terreni e di due carte prepagate (una delle quali, peraltro, con saldo negativo), e pure che la moglie deteneva azioni per un totale di 50.000 euro. E così il 65enne luinese aveva ottenuto indebitamente il sussidio. Ora l’uomo rischia una condanna fino a sei anni di reclusione per aver dichiarato il falso o aver omesso informazioni che avrebbe dovuto fornire.
Il caso approdato ieri, mercoledì 21 febbraio, in Tribunale a Varese è emerso durante un controllo a campione della Guardia di Finanza di Luino relativo ai contributi erogati nel 2020 in base alle dichiarazioni dei redditi del 2019.
La lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle si è concentrata sui beneficiari del Reddito di cittadinanza e ha passato al setaccio le loro Dsu (Dichiarazione Sostitutiva Unica), cioè i documenti necessari per calcolare l’Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Confrontando la documentazione presentata (attraverso il Caf, Centro di Assistenza Fiscale) con le informazioni contenute nelle banche dati a disposizione degli inquirenti, è così emerso che il patrimonio dichiarato dal luinese - all’epoca disoccupato, ma con un passato di insegnante - era diverso da quello reale. Secondo quanto riferito al giudice Chiara Pannone dal finanziere che effettuò le indagini, dagli accertamenti emersero degli elementi di reddito non dichiarati, come i due terreni di proprietà o le azioni possedute dalla moglie, con lui convivente. Non solo: per l’accusa, il luinese non aveva neppure dichiarato il possesso di due carte di credito ricaricabili, che nel 2019 registrarono movimenti per circa tremila euro.
Ma - ha evidenziato l’avvocato difensore Fabio Margarini - i movimenti non contano ai fini dell’Isee, che prende invece in considerazione il saldo al 31 dicembre - che in un caso era negativo (-15 euro), nell’altro irrisorio, 3 euro - e la giacenza media (rispettivamente di 12 e 10 euro). E in sede di indagini il luinese si difese dicendo che le azioni erano relative a società fallite, quindi non avevano alcun valore.
Fatto sta che, grazie a quella dichiarazione, l’imputato ottenne - indebitamente, per la Procura - il Reddito di cittadinanza, per un totale di circa seimila euro l’anno. Se avesse dichiarato anche gli elementi che ora gli vengono contestati, ha precisato l’investigatore, «probabilmente avrebbe avuto comunque accesso al beneficio, ma in misura ridotta».
Il processo continuerà a luglio con l’esame dei testimoni della difesa.
Diverse le inchieste in Italia su percezione indebita del Reddito di cittadinanza.
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