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Tweet di Boldi: e Salvi canta Luino
Colpo di scena a “Stracult” su Rai Due, nuova luce per un 45 giri di Eva Ori reinterpretato dal comico di “C’è da spostare una macchina”

Quando a richiamare all’attenzione è Andrea Delogu viene facile darle retta. Se poi annuncia, sorpresa in diretta, «un tweet di Massimo Boldi» vietato distrarsi. Una richiesta quella di Cipollino: « Francesco Salvi può cantare W Luino?». È accaduto l’altra sera (inoltrata) su Rai Due, a “Stracult”, programma dedicato al cinema, prevalentemente popolare e di genere, condotto da Marco Giusti e da Andrea Delogu, della quale, in verità, Giusti, scherzando ma non troppo, si definisce «il valletto».
La madrina del Baff dello scorso anno, nonché compagna di viaggio di Renzo Arbore e Nino Frassica in “Indietro tutta, 30 e l’ode” e “Guarda... stupisci”, non ha dovuto impegnarsi per convincere Salvi. Francesco ha ricordato come Luino sia la città di Dario Fo, Vittorio Sereni, sua, di Boldi e di Davide Rota, indicando come vicini di casa anche Enzo Iacchetti (di Maccagno) e i Fichi d’India «di Varese».
Poi si è messo a cantare. Un brano che al contrario di quanto indicato da Max, evidentemente travolto dall’entusiasmo per quella che è stata la sua «culla sul lago», non si intitola “W Luino” ma “Arcobaleno a Luino”. A mettere le cose a posto è Alfredo Salvi. Scrittore (“Il mistero della mano destra” il bestseller) ma anche studioso di storia locale, il fratello di Francesco conosce bene quella canzone perché presente in un suo cd.
«La mia - spiega - è una cover, il vero pezzo forte è il 45 giri originale interpretato da Eva Ori. Difficilissimo se non impossibile trovarlo, oggetto da collezione, chi l’ha non lo molla».
Lato b di “Dolcissimo bacio”, “Arcobaleno a Luino”, di Luigi Mocchi e Roenz, arrangiamento di Carlo Cordaro, fu inciso nel 1972, sotto la bandiera dell’Azienda Soggiorno di Luino.
In quegli anni, a luglio, nell’area dell’Avav era festa grande.
«Un’edizione l’ha presentata Mike Bongiorno. Ho un ricordo preciso di Alighiero Noschese, il re degli imitatori, di Franco Rosi, anche lui imitatore e voce di Oscar, il Supertelegattone. E le cantanti, Anna Marchetti su tutte. Cantavano e restavano tra la gente, posso vantarmi di avere giocato a calcetto con Augusto Daolio dei Nomadi». «Al biliardino» con i big («Sergio Endrigo, persona splendida, per nulla triste») si è misurato anche Mario Gambato, poi batterista coi controfiocchi: «Ho in mente un grande concerto dei Giganti, la conduzione affidata a Mascia Cantoni e tanto pubblico».
Una Luino che cantava, una Luino che era cantata. Appunto da Eva Ori in quell’Arcobaleno ridisegnato giovedì sera a “Stracult” in una puntata dedicata ai cantanti non cantanti, meglio, ai comici cantanti presentatisi negli anni al Festival di Sanremo. Francesco ha riproposto, con Andrea ballerina scatenata, i cavalli di battaglia “C’è da spostare una macchina” e “Esatto”. Con lui Enrico Beruschi che presentò in gara all’Ariston “Sarà un fiore”. “Stracult” tanto varesino perché anche «il ragioniere più famoso d’Italia dopo Fantozzi» è legato alla Città Giardino, set del corto di Ettore Imparato “Notte di Natale” con lui al debutto in un ruolo drammatico. In casa Giusti c’era anche Brigitta Boccoli che a Varese girò “Com’è dura l’avventura” di Flavio Mogherini. Nella prima parte di quel film doveva apparire brutta, per renderla tale servì un gran lavoro di trucco.
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