OPERAZIONE DEI CARABINIERI
Luino: sgominata la banda delle truffe in casa di anziani
Sei arresti e tre indagati. Oltre 30 i colpi messi a segno. Sequestrate divise per travestimenti. Usavano auto con targhe clonate

Si è conclusa stamani, martedì 3 giugno, con l’esecuzione di sei misure cautelari in carcere, tutte a carico di cittadini italiani di etnia sinti, disposte dal Gip del Tribunale di Varese Marcello Maria Buffa, un’indagine, denominata “Luma”, condotta dal mese di novembre dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia carabinieri di Luino e coordinata dalla Procura della Repubblica di Varese, finalizzata a stroncare un’associazione a delinquere, i cui componenti sono ritenuti responsabili di una lunga serie di furti in abitazione con le modalità esecutive delle truffe ai danni di persone anziane.
L’operazione, avviata all’alba, ha visto l’impiego di diverse decine di carabinieri dei Comandi provinciali di Varese, Novara, Biella, Vercelli, La Spezia e Torino, unità cinofile del Nucleo carabinieri di Casatenovo e un elicottero del primo Nucleo elicotteri carabinieri di Volpiano.
Le indagini dei carabinieri di Luino hanno preso le mosse da alcuni approfondimenti effettuati sul fenomeno dei furti in abitazione e delle truffe porta a porta, con protagonisti sedicenti appartenenti alle forze dell’ordine o incaricati comunali, funzionari pubblici addetti alle verifiche delle forniture di acqua, luce e gas, nonché altre figure in grado di raggirare. Si sono verificati non solo in provincia di Varese ma anche nelle limitrofe del Nord Lombardia, in particolare Milano e Como.
Nel corso di uno di questi episodi, i militari di Luino sono riusciti ad acquisire spunti investigativi, con particolare riguardo ad un’autovettura utilizzata dai malviventi, risultata poi sistematicamente impiegata per la commissione dei reati, mediante l’applicazione di targhe clonate sempre diverse. Partendo da questo elemento elemento, i successivi servizi di osservazione e pedinamento, nonché mirata attività tecnica, hanno permesso di individuare i componenti e ricomporre il complesso puzzle dell’associazione, i cui affiliati risultano domiciliati nelle provincie di Novara, Biella, Vercelli, Pavia e Torino.
Il sodalizio criminale agiva, secondo gli inquirenti, seguendo lo stesso copione e con routine organizzative, attraverso una ben precisa suddivisione dei compiti (leader e decisore, telefonista, autista, finto carabiniere o comunque operatore di polizia o altro grado).
Le indagini sono state rese particolarmente difficili dalle costanti accortezze dei presunti responsabili che, oltre ad utilizzare un numero elevato e sempre diverso di targhe clonate, occultavano il veicolo all’interno di un box del Novarese, ben custodito attraverso diversi sistemi di difesa, tra cui un sistema di videosorveglianza interna collegato direttamente a smartphone per una valutazione in tempo reale di eventuali accessi.
Dalle indagini sono stati ricostruiti oltre 30 colpi andati a segno negli ultimi otto mesi, per una refurtiva del valore stimato sicuramente superiore, al momento, ai 500 mila euro. Di questi, 26 risultano commessi in provincia di Varese, 2 in quella di Como e 2 in quella di Milano.
Sono ancora in fase di accertamento svariati altri casi – nell’ordine di una ventina - per i quali si sospetta appunta la responsabilità del sodalizio criminale.
Oggi sono state effettuate 9 perquisizioni, 6 a carico dei citati destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare i carcere, e 3 nei confronti di indagati residenti nelle province di Vercelli e La Spezia, onde garantire la preservazione di beni mobili e immobili ritenuti il profitto delle attività illecite condotte dal sodalizio, con il fine di operare la successiva confisca di una quota parte di questi. Una di queste perquisizioni ha interessato anche un soggetto ritenuto essere uno dei ricettatori abituali per la refurtiva. Inoltre, sono stati sequestrati 6 veicoli, oltre 14.000 euro in contanti, 2 orologi Rolex e indizi quali oggetti vari per camuffamento, attrezzi da scasso, spray al peperoncino, 15 targhe clonate, uno scanner per intercettare le comunicazioni delle forze dell’ordine e un dispositivo elettronico per simulare anomalie in ambito domestico (ad esempio fughe di gas).
Tutti gli arrestati sono stati condotti in carcere.
Analoga operazione era stata condotta in passato nel Vercellese.
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