SENTENZA D’APPELLO
In dogana con le armi: assolto
Il fondatore della Guardia nazionale le trasportava imballate. I giudici: non è reato

Questione di lessico. Il porto di oggetti atti ad offendere è reato; il loro trasporto, invece, non è disciplinato da norme e, per questo, non può portare in nessun caso a condanna.
Emblematica la vicenda giudiziaria che ha coinvolto un 49enne di Caronno Pertusella, già coordinatore locale della cosiddetta Guardia Nazionale (un tempo vicina alla Lega), con precedenti per violazione della legge sulle armi.
Transitato con un’auto dell’associazione nel dicembre di tre anni fa dalla dogana italo-svizzera di Zenna, di rientro dalla Germania, aveva a bordo sette coltelli a serramanico di quelli che si usano per andare a caccia e una trentina di bombolette spray al peperoncino anti-aggressione.
Fu denunciato dalla Guardia di Finanza per porto abusivo di oggetti atti ad offendere, per l’appunto i coltelli e gli spray. Puntualizzato che gli acquisti erano documentati da regolare bolla ed effettuati per conto dell’associazione della quale è stato co-fondatore, l’uomo fu destinatario di un decreto penale di condanna che prevedeva un’ammenda pari a 15mila euro.
L’opposizione a quel decreto, promossa dal suo difensore, l’avvocato Roberto Sandro Guidali, sfociò in un procedimento con rito abbreviato davanti al gup varesino Alessandro Chionna. Il giudice usò la mano pesante e condannò l’ex paramilitare (in passato aveva combattuto durante le guerre della ex Jugoslavia) a sei mesi di arresto (senza sospensione condizionale della pena e senza circostanze attenuanti generiche) e 2.000 euro di ammenda.
A detta del giudice, la contestazione originale in denuncia - porto abusivo di oggetti atti ad offendere – stava perfettamente in piedi. Di diverso avviso, ora, i giudici della prima Corte d’Appello di Milano che, con una sentenza per certi versi sorprendente, hanno assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.
«Giusto così» ha commentato il difensore. «Quegli oggetti erano tutti rigorosamente confezionati e sigillati, come ben documenta il verbale di sequestro. Manca proprio il requisito del porto che implica l’immediata disponibilità. Erano stati acquistati per conto terzi con regolare bolla di accompagnamento, dunque c’era anche la valida giustificazione per averli con sé. Il mio assistito si limitò a trasportare coltelli e bombolette».
© Riproduzione Riservata