L'INCHIESTA
Magarò confessa. E si dimette
Truffa allo Stato: il presidente della Cooperativa Primavera ammette la falsificazione dei cedolini.

Ha ammesso ogni addebito l’ormai ex presidente della Cooperativa Primavera Quintino Magarò. Interrogato dal gip Patrizia Nobile, l’indagato non si è trincerato dietro al silenzio - a differenza dell’altra dipendente finita in manette, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere - , ma ha anzi confermato l’accusa mossa dal pubblico ministero Francesca Parola. Accusa non lieve, visto che l’ordinanza è stata emessa per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. La buona e non comune notizia è che Magarò da mercoledì 24 luglio, alle ore 18, non ha più alcun ruolo nella cooperativa: con una lettera inviata all’amministratore unico Riccardo Macchi, ha formalizzato le dimissioni da qualsiasi incarico, compreso quello di socio, un gesto che chi da sempre lavora con lui ha molto apprezzato perché pone una distanza netta tra le diverse condotte e delimita il campo delle responsabilità.
Stando a quanto è emerso finora, l’indagine condotta dai carabinieri del Nil sarebbe partita già a marzo, con una prima ispezione su indicazione di una fonte confidenziale, di qualcuno che insomma era a conoscenza dei trucchetti praticati da Magarò, che tra l’altro è anche consigliere comunale di Orgoglio Gallaratese. Con la complicità dell’impiegata raggiunta come lui da ordinanza custodiale, avrebbe in altre parole falsificato i cedolini delle buste paga, alterando le ore lavorate dai dipendenti e quindi "aggiustando" contributi previdenziali e infortunistici. Il meccanismo era stato però così ben studiato e altrettanto perfettamente realizzato che i dipendenti non se ne avvedevano nemmeno. Che fine facessero i mancati versamenti è materia ancora al vaglio degli inquirenti: possibile che Magarò li riutilizzasse per la cooperativa stessa ma non è da escludere che l’uso che faceva fosse del tutto privato. Non è chiaro a quanto ammonti la truffa, si parla di almeno 150mila euro, ma l’avvocato Alberto Arrigoni minimizza: "L’entità delle cifre è irrisoria".
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