LA SENTENZA
Malgesso, pacca sul sedere: condannato a due anni
Imbianchino commise violenza sessuale su una barista, poi minacciò con un coltello il suo titolare

Prima la pacca sul sedere alla barista. Poi, anziché chiedere scusa, aveva pensato bene di aggredire il datore di lavoro della ragazza che aveva osato fargli presente che «No, certe cose proprio non si fanno».
Risultato: un imbianchino di Malgesso, oggi cinquantacinquenne, è stato condannato a due anni per violenza sessuale, minacce e lesioni.
La sentenza di condanna del Tribunale di Varese è stata confermata integralmente ieri, martedì 15 febbraio, dai giudici della prima Corte d’Appello di Milano.
Nessun dubbio sul fatto che il palpeggiamento risalente al settembre del 2020 rientri a pieno titolo nella fattispecie del reato di violenza sessuale. D’altronde, nell’ottobre scorso, la Corte di Cassazione ha fatto estrema chiarezza sul tema: il contatto corporeo con il lato B della vittima può anche essere solo fugace, ma se è finalizzato a soddisfare l’impulso sessuale di chi ha messo la mano là dove non doveva, ecco scattare la violenza sessuale.
LA VIOLENZA
L’imputato ha provato a giustificarsi dicendo che sarebbe stato tutto un malinteso: a suo dire, avrebbe toccato per sbaglio il sedere della signorina gesticolando mentre parlava con alcuni colleghi all’ora dell’aperitivo. A smentirlo sono stati però un’avventrice del bar, oltre alla stessa vittima che, uscita dal bancone per servire al tavolo, ha raccontato di come l’imputato le avesse «toccato il fondoschiena in malo modo».
Insomma, una palpata alle natiche tutt’altro che all’insaputa del suo autore. La giovane aveva subito reagito e poi era scappata via, turbata e in lacrime, poi si era confidata con una collega e con il suo capo. Quest’ultimo aveva discusso con l’avventore e lo aveva cacciato via.
COLTELLO ALLA GOLA
Il giorno dopo, poco prima della chiusura, all’esterno del locale il palpeggiatore si era di nuovo palesato in zona per una sorta di spedizione punitiva. Nel mirino, il titolare del bar che lo aveva allontanato il giorno prima. È contro di lui che aveva scaricato la sua rabbia. Dopo gli insulti e le minacce, gli aveva puntato un coltello alla gola. Ne era nata una colluttazione, nel corso della quale l’aggredito era rimasto ferito appunto alla gola.
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