L’INCHIESTA
Malpensa, il business dei carrelli
Facchinaggio abusivo: una ventina gli “operatori” e qualcuno dorme all’aeroporto
«Se ti va male prendi una trentina di euro a giornata. Se ti va bene sono arrivato a quattrocento».
Parola di carrellista abusivo a Malpensa. Sarebbe meglio dire ex perché assicura che «adesso non ci vado più», anche se ogni tanto «se sono senza soldi mi metto lì e so che sto sicuro».
Cinquant’anni, il nome non si può dire, racconta un fenomeno che è tutt’altro che sparito, anche se l’ultima ribalta mediatica risale a un servizio di Max Laudadio per Striscia la Notizia nei primi mesi del 2017.
Sono passati due anni, nonostante i controlli costanti della polizia, poco o nulla è cambiato.
IL SISTEMA È NOTO
Quanto guadagni? «Passo da due euro a cento, dipende dalla persona che trovo. C’è chi paga il semplice costo del servizio e chi dà laute mance».
Il sistema, appunto, è noto. I passeggeri prendono il carrello dal distributore poi, nella maggioranza dei casi, non lo riconsegnano. In questa fase entra in gioco il carrellista che lo recupera e si offre per il servizio di facchino a chi è in partenza.
Come minimo il viaggiatore sgancia due euro (quanto pagherebbe anche al distributore automatico) e il gioco è fatto. Bastano quindici carrelli per mettersi in tasca trenta euro.
ARABI E RUSSI I... MIGLIORI
«I migliori sono i voli per Abu Dhabi. Dove ci sono arabi o russi, ci sono sempre i soldi». Invece «con i milioni di cinesi che viaggiano puoi tirare fuori al massimo i soldi del carrello, due euro. Loro hanno questa mentalità, non si fanno avvicinare dagli stranieri e pagano poco».
L’attività dura l’intera giornata.
«Alle 4 di mattina c’è già il primo volo che va in Sudamerica. Hanno dei borsoni così, arrivano sul marciapiede e tu li vedi. Chiedi se hanno bisogno una mano e hai già fatto il primo cliente. C’è stato un periodo che nascondevo i carrelli alla sera e al mattino li trovavo già belli e pronti. Il passeggero cosa fa? Usa il carrello poi quando arriva all’area degli imbarchi lo abbandona e lì lo recupero per rimetterlo in circolo».
LE MOGLI DEGLI ARABI
Il mercato è diversificato.
«Quando hai esperienza, ti accorgi subito se riuscirai a convincere il cliente. D’inverno mangi poco ma d’estate ti rifai. A giugno chiudono le scuole e molti turisti internazionali iniziano ad arrivare in Italia. Le loro destinazioni sono Venezia, Roma, la Svizzera. Hanno i portafogli pieni. Una volta ho accompagnato un russo che andava in sala vip. Senza dire niente mi ha dato cento euro per le sue due valigie». ù
Fondamentale è l’approccio.
«Dipende da che persona trovi ma anche da come ti comporti con lui. Se accompagni un arabo e gli guardi la moglie ,lui dopo due secondi ti manda fuori dalle palle. Devi sapere come comportarti con loro».
SI DORME IN AEROPORTO
Difficile quantificare il numero dei carrellisti che lavorano su Malpensa. Probabilmente una ventina, d’estate di più.
«Molti dormono in aeroporto e molti sono nativi di zone in cui si parla l’arabo, perciò hanno una marcia in più, perché si fanno capire meglio e i soldi che ricevano vengono visti come un aiuto a un conterraneo».
Ma non è facile continuare con gli affari.
«La polizia comunque ti sta addosso, non è che ti faccia fare una bella vita. Se ti beccano, ti portano su, negli uffici, e ti tengono quattro-cinque ore, a volte fino a mezzanotte. Poi ti denunciano e prendi pure la multa per presenza ingiustificata, oltre che per servizio non autorizzato. All’aeroporto può lavorare solo chi ha il tesserino. Infatti ci sono i facchini regolari che guadagnano tanto e non sempre con la ricevuta».
IL FOGLIO DI VIA
Negli ultimi anni il clima sembra essersi calmato. L’impressione è che non ci sia un vero e proprio racket dei carrelli ma, come succede in qualsiasi attività concorrenziale, chi ha già il proprio mercato non se lo fa portare via.
«Una volta ne è arrivato uno nuovo e gli ho buttato in aria il carrello per fargli capire che doveva stare alla larga».
Sempre che le forze dell’ordine non si accorgano. Altrimenti, oltre alle denunce, scatta il foglio di via. Chi lo riceve non può rientrare in aeroporto, sennò commette un reato.
«Chi lo fa per vivere, se ne frega».
Prima o poi, però, la legge gli presenta il conto.
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