QUESTIONE D’ONORE
Lui alla ex: «Non frequentare quel gorilla»
Vessata dall’ex marito: «Resta sola fino al divorzio»
«Non devi frequentare quel gorilla, non finché saremo sposati»: il sessantunenne di origini palermitane ne faceva soprattutto una questione di principio.
Per quanto il matrimonio fosse naufragato e la separazione firmata, la ex moglie non era del tutto svincolata dal legame coniugale, i due attendevano ancora il divorzio.
«E solo quando saremo divorziati tu potrai rifarti una vita, adesso no, adesso sei ancora mia moglie». Sembra un’inezia, ma la cinquantasettenne l’ha vissuta come un incubo.
Perché il marito faceva di tutto per impedirle di essere felice. Ieri forse ha capito la lezione.
I carabinieri della compagnia di Busto Arsizio hanno eseguito la misura del divieto di avvicinamento chiesta dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra ed emessa dal giudice per le indagini preliminari Stefano Colombo. Se l’indagato - già gravato da piccoli pregiudizi di polizia e ora accusato di stalking - dovesse trasgredirla potrebbe anche finire in carcere. Gli episodi contestati nell’ordinanza si sono concentrati tra agosto e settembre, ossia da quando la vittima aveva un nuovo compagno. La donna ha sopportato fino alla sera dell’8 settembre: era in macchina lungo la superstrada in direzione Somma Lombardo, aveva un appuntamento con le amiche, non un rendez vous romantico, che sarebbe stato comunque lecito. Mentre guidava si accorse di essere pedinata, per l’ennesima volta, dal marito geloso che nel frattempo le inviava messaggi minatori. L’uomo non la tallonava e dopo alcuni chilometri riuscì a bloccarla in un’area di sosta. «Se chiami i carabinieri ti taglio la gola», la avvertì, ma le forze dell’ordine erano già state allertate e così le persecuzioni si interruppero. Ma fino a quel momento il sessantunenne non aveva dato tregua né a lei né al fidanzato: «Siete infami, il gorilla con cui stai è senza dignità, prima o poi vi troverò insieme», le scriveva ossessivamente su whatsapp. La vittima lo vedeva comparire ovunque: sotto casa, in strada, vicino al lavoro, intorno ai locali in cui magari si fermava per un caffé. Il ritornello era sempre lo stesso: «Non siamo divorziati, mi devi portare rispetto, non puoi uscire con un altro».
Non si trattava neppure di un tentativo di salvare il matrimonio o di ridare vita a sentimenti ormai sepolti da anni. Era una questione di onore, almeno stando a quanto risulta finora all’esito delle indagini. Oggi l’indagato avrà la possibilità di difendersi e di fornire una lettura diversa dei fatti rispetto a quella che emerge dalla denuncia sporta dalla ex moglie. Ma una cosa è certa: nemmeno una comunicazione di servizio gli è più concessa.
Gli inquirenti non concedono sconti a chi attenta all’incolumità dei soggetti deboli.
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