IL PERSONAGGIO
Mantovani, processo con “claque”
Udienza preliminare a Milano, una trentina di arconatesi in trasferta inneggiano all’ex sindaco. Che lancia la stoccata a Maroni: «Pronto a rifare l’assessore in Regione»

Il processo come uno show. D’altronde Mario Mantovani è fatto così. Quando lo scorso aprile tornò in libertà, complice un vizio di forma “scovato” da uno dei suoi difensori, l’avvocato Roberto Lassini, ex senatore, berlusconiano di ferro, decise di aprire la sua casa agli arconatesi. Morale della favola: fu una processione di semplici persone che non esitarono a stringere la mano all’ex sindaco di Arconate, finito in carcere ad ottobre nell’ambito dell’indagine per corruzione, concussione e turbativa d’asta.
Perché stupirsi allora della trentina di concittadini giunti al palazzo di Giustizia milanese per manifestargli sostegno e vicinanza nel giorno della prima udienza del processo con rito immediato?
Complice un ritardo nell’orario di inizio dell’udienza, Mantovani, accompagnato dal figlio maschio, ha avuto modo e tempo per scherzare in dialetto e dispensare sorrisi alla sua “gente”. E, già che c’era, a fine udienza, l’ex vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Lombardia si è pure permesso di inviare un messaggio al numero 1 di Palazzo Lombardia: «Sono pronto a rifare l’assessore in Regione Lombardia, visto che mi è stata sottratta questa carica. Se Roberto Maroni ha coraggio lo fa, perché sono assolutamente innocente e ho sempre agito in buona fede», ha dettato a cronisti di carta stampata e tv il consigliere regionale (tra l’altro, fresco di nomina alla commissione carceri). Una provocazione praticamente impossibile da raccogliere da parte della giunta Maroni che, proprio in occasione dell’udienza, attraverso il legale di Regione Lombardia, l’avvocato nervianese Antonella Forloni, ha ufficializzato la costituzione di parte civile del Pirellone proprio contro Mantovani.
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