LA SENTENZA
Marchirolo: marito ossessionato dal sesso
Frontaliere condannato a 2 anni e 8 mesi per maltrattamenti ai danni della moglie

Sesso. Sesso. E ancora sesso. Quando era a casa dal lavoro, un frontaliere residente a Marchirolo, oggi cinquantenne, non dava tregua alla moglie. Era incontentabile. Lo voleva fare più volte. E se la consorte si azzardava a dire di no, l’uomo diventava irascibile e violento. La denigrava, la insultava e più di una volta l’ha anche picchiata.
Per il quieto vivere, la signora, anche lei lavoratrice oltre frontiera, lo aveva assecondato per parecchio tempo. Anche controvoglia. Alla fine, però, esasperata da quell’impossibile ménage, lo ha denunciato. Per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia.
In Tribunale a Varese come in Corte d’Appello a Milano è rimasta in piedi l’accusa di maltrattamenti, mentre è caduta quella di violenza sessuale. A fronte dell’ipotesi di reato originaria, secondo la quale la donna in più di un’occasione sarebbe stata «costretta a subire i rapporti completi con il marito», il giudice di primo grado ha offerto una chiave di lettura differente: «Di fatto, la donna preferiva soddisfare gli appetiti sessuali dell’imputato, perché questo si presentava come la via più breve e sicura per assicurare un clima più sereno in famiglia, dove erano presenti anche figli minori». Questione di punti di vista, certo.
Sta di fatto che l’uomo che, sempre a detta del Tribunale di Varese, «con la sua condotta ha leso l’integrità psico-fisica della moglie», si è visto confermare in appello la condanna per maltrattamenti a due anni e otto mesi di reclusione.
Quando la donna gli rispondeva picche, lui perdeva le staffe. Le dava della «mentecatta» e usava anche insulti peggiori; la riempiva di botte; e, non contento, l’accusava di avere una relazione sentimentale e di fare sesso con altri uomini. Uno: se l’era inventato di sana pianta. Due: non aveva nemmeno uno straccio di prova che ci fosse una tresca extraconiugale.
Poco importa: l’uomo andava avanti per la sua strada. Per altro, così facendo nella stragrande maggioranza dei casi finiva pure per ottenere il suo scopo. Già, perché la donna, per evitare che il marito continuasse a dire che aveva un flirt con fantomatici colleghi, acconsentiva di andarci a letto.
Non basta. Definire l’imputato geloso non rende a sufficienza l’idea. In più di un’occasione, la poveretta ha raccontato di essere stata sottoposta a vere e proprie ispezioni corporali intime alla ricerca di segnali che potessero confortare i sospetti dell’uomo circa i presunti tradimenti della moglie.
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