LA CERIMONIA
Meina, una testa per non dimenticare
La scultura installata sul luogo della strage del 1943

«The head of Meina», la scultura in memoria dell’Olocausto commissionata all’ artista israeliano Ofer Lellouche, è stata inaugurata ieri a Meina sul lungolago dove un tempo sorgeva l’hotel che, nel settembre 1943, fu teatro della prima strage di ebrei in Italia, pochi giorni dopo l’armistizio. Alla cerimonia hanno partecipato numerosi sindaci della zona e tante sezioni Anpi provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia oltre a Rosanna Ottolenghi, figlia di Becky Behar, che, con i suoi genitori, scampò alla strage grazie ad un passaporto turco, nonostante la famiglia fosse di origine ebraica. L’autore Ofer Lellouche ha descritto la sua opera, un bronzo che raffigura una testa alta tre metri senza occhi e bocca, che osserva il Lago Maggiore. L’artista ha ricordato come nacque la scultura: «Quando mi proposero il progetto rifiutai perché il soggetto era troppo orribile per trasformarlo in un’opera d’arte. È stato il pittore Valerio Adami a convincermi raccontandomi tutta la storia». Lellouche venne a Meina: «Vidi uno dei posti più belli al mondo, ma allo stesso tempo capii che era avvenuto qui qualcosa di terribile. D’istinto gettai un sasso tra le onde, proprio come noi ebrei posiamo sassi sulle tombe. La pietra ha preso forma nella mia mente: era una testa senza occhi e senza bocca che osservava in silenzio il lago». Era nata “The head of Meina”, la scultura a cui l’artista ha lavorato per due anni: «Spero che la “testa per Meina” stia in silenzio come una forte protesta muta contro la follia del nazismo».
Rosanna Ottolenghi ha aggiunto: «Un momento che ho atteso per trenta anni, un lungolago che ricorda la strage con la lapide e le pietre di inciampo. Questo monumento deve rimanere un monito ed un ricordo per tutte le generazioni future».
Per Fabrizio Barbieri, sindaco di Meina, «passiamo da un posto famigerato, lugubre e squallido con un albergo decadente ad una zona riqualificata con un ricordo per gli ebrei sterminati dai nazisti».
© Riproduzione Riservata