IL CASO
Morto nel Luinese, sospetti sul cantiere
Tre persone indagate dalla Procura della Repubblica di Varese

Quando un vicino di casa, nel marzo del 2022, lo trovò dolorante nel suo appartamento si preoccupò e chiamò l’ambulanza. Ma una volta giunto in ospedale, l’immigrato bulgaro, operaio edile, fu sottoposto a vari esami, dai quali emerse che aveva diverse fratture, dalle vertebre alle costole, ma soprattutto un gravissimo trauma cranico. Fu quindi ricoverato, ma da allora le sue condizioni di salute non sono migliorate, anzi sono progressivamente peggiorate. Tanto che sette mesi dopo l’uomo è morto.
Un decesso che non convinceva i medici, né la Procura, che ha disposto l’autopsia. E la conclusione del medico legale è stata che quelle lesioni, quasi certamente causa del decesso, non possono che essere conseguenza di una caduta dall’alto. Non dal letto, come era stato ipotizzato inizialmente quando il corpo fu trovato in camera, ma da un’altezza maggiore, almeno un metro, se non di più. E poiché in quel periodo il muratore stava lavorando in un cantiere del Luinese, il sospetto degli inquirenti è che l’uomo sia precipitato da un ponteggio o da un trabattello. Un infortunio sul lavoro, insomma, in seguito al quale non fu però immediatamente portato al Pronto soccorso.
Il sessantenne avrebbe potuto essere salvato? Oppure, come ipotizza lo stesso medico legale, quei traumi erano così gravi che difficilmente sarebbe stato possibile evitare, anche in caso di tempestivo ricovero, il tragico epilogo?
L’ipotesi è che ci sia stato un comportamento negligente, che il pubblico ministero contesta al suo datore di lavoro, al direttore dei lavori e a un terzista che quel giorno era presente in cantiere. Tutti e tre sono stati quindi indagati per omicidio colposo.
La relazione del medico legale è stata acquisita, nell’udienza davanti al gip Niccolò Bernardi, in sede di incidente probatorio (cioè il contraddittorio che “cristallizza” la prova rendendola poi utilizzabile nell’eventuale dibattimento). La palla torna adesso nel campo della Procura, che dovrà fare i prossimi passi, decidendo se chiedere il rinvio a giudizio di uno o più degli attuali indagati (difesi dagli avvocati Alberto Zanzi, Gianluca Franchi, Antonio Lettieri e Danilo Buongiorno) oppure l’archiviazione del fascicolo.
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