IL CASO
“Moschea” chiusa, polemica aperta
Musulmani senza più un’area in cui pregare. Chiesto un incontro anticipato col sindaco leghista

«Le azioni dimostrative di forza non sempre raggiungono i risultati voluti.
Attenzione all’esasperazione dei conflitti, i rischi che ne possono scaturire sono infinitamente più alti dei consensi che si può pensare di ricavarne».
Lo scrive Monica Salomoni su Facebook. L’esponente della lista civica Gallarate 9.9 esprime la preoccupazione di chi ha interpretato il cancello chiuso di via Pacinotti dove al venerdì pregano i musulmani come un segnale netto di rottura tra Gallarate e la comunità islamica.
Nessuna polemica, da parte sua. Nessuna presa di posizione politica.
Solo la considerazione di una cittadina di fronte a un fatto che può generare reazioni.
Sembravano ormai passati i tempi in cui il conflitto era all’ordine del giorno tra comunità musulmana ed ente locale dopo la chiusura della moschea di via Peschiera nel 2006. In questi anni è andata avanti una linea pacifica di confronto con la giunta di centrosinistra guidata da Edoardo Guenzani spesso nel mirino per l’eccessivo buonismo con il culmine della partecipazione alla marcia dei pakistani che terminò sul sagrato della basilica e il soprannome affibbiato al primo cittadino di allora di sindaco-imam.
Ora i tempi sono cambiati - e non era difficile prevederlo - con l’avvento del leghista Andrea Cassani, contro il quale si sono subito scagliati i partiti di centrosinistra, accusandolo di irresponsabilità nel chiudere il cancello agli islamici e di aver riportato la città al Medioevo.
Ma il primo cittadino è sicuro di aver fatto la cosa giusta. Pure lui utilizza il profilo personale di Facebook per spiegare come la pensa. Affermazioni che servono anche da replica al pesante attacco del centrosinistra: «L’ex vicesindaco del Pd e l’ex assessore di Sel mi attaccano perché ho fatto cambiare il lucchetto di una proprietà comunale in quanto la comunità islamica (dall’ottobre del 2012) entrava senza titolo a pregare in una struttura comunale. Ma dall’ottobre 2012 al giugno 2016 la loro giunta non mi pare che si sia dannata (per fortuna) per regolarizzare l’uso di tal area: la loro soluzione era l’abusivismo connivente. Demagogia sinistrorsa». Insomma, va avanti la linea dura e i musulmani restano spiazzati.
Il rappresentante della comunità locale Ayed Djellil afferma: «Vogliamo capire meglio che cosa sia successo. E’ stata una doccia fredda ma restiamo fiduciosi».
La speranza è pure che l’incontro fissato al 15 marzo venga anticipato.
Nel frattempo Djellil rimanda alla pagina Facebook Aps Il Faro in cui viene espressa la posizione ufficiale della comunità musulmana gallaratese: «Ancora una volta preferiamo non alimentare polemiche, con sterili botta-e-risposta a mezzo stampa. Risponderemo al sindaco con la speranza di continuare un dialogo, costruttivo per noi e per tutta la città».
Fa eco a questa posizione Hamid Karthaoui, per tanti anni guida dei musulmani del Gallaratese e ora presidente della federazione islamica lombarda: «Faccio gli auguri a tutti affinché questa vicenda si concluda positivamente».
La linea, insomma, è quella della cautela. Ma potrebbe essere semplicemente una strategia che evoca la classica quiete prima della tempesta.
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