MOTOCICLISMO
Filippo Rovelli, 17 anni di talento
Il giovane gallaratese protagonista in Supersport 300

Prima a muso duro nel nuoto poi nel calcio, quindi ginnastica artistica e tennis. Infine il motociclismo. Dopo un lungo peregrinare in vari campi e palestre del Gallaratese, Filippo Rovelli, classe 2001, ha deciso lo sport della sua vita. È quello di famiglia, il motore. Ad alti livelli, nel Mondiale Supersport.
Per lui lo sport è rito quotidiano, scandito dai ritmi del liceo scientifico sportivo “Ivan Basso” di Cassano Magnago e dagli impegni tra palestra e nei test a 250 orari in sella a Kawasaki 399, la moto con cui gareggia nel Mondiale Supersport 300 con moto derivate dalla serie. «È innegabile, la mia passione per la moto è nata in famiglia, da papà Giuliano, buon pilota e ottimo team manager - così esordisce il gallaratese Filippo Rovelli, quarto di sei figli -. Il team ParkingGo è nato dalla passione e dall’azienda di famiglia di Somma Lombardo e ha vinto il Mondiale Supersport 2011 con l’inglese Chaz Davies e Yamaha YZF R6. È stato un crescendo di impegno, prima con MV Agusta poi Kawasaki. L’anno scorso gareggiammo nel Tricolore velocità con papà e noi tre fratelli: io, Davide ed Edoardo. Ora Davide fa altri sport, Edoardo prosegue nel CIV Coppa Italia 600».
Come riesci a far collimare scuola e sport e come hai capito che la moto è lo sport della tua vita?
«Non è facile far coesistere lo sport nel Mondiale e lo studio, ma con impegno e i consigli di mamma vedo di riuscirci. Ringrazio per la scuola la famiglia Alampi e il preside Nicola Angelillo e per il team il coordinatore genovese Rudy Gaggiolo. Ho capito di poter dare il massimo in sella alle moto, e non con una racchetta da tennis, dalla passione che mi anima. Al circuito di Adria, nella Yamaha Cup 125 2016, ho stabilito il record di pista mi sono detto: “Questo è il mio sport”».
Sei inserito in un team nel quale buoni esempi non mancano a partire dallo spagnolo Mika Perez il tuo compagno in lotta per il Mondiale. Quali consideri essere le tue criticità e quali le eccellenze?
«Direi che la mia maggiore criticità - prosegue Filippo - è l’esperienza sui circuiti nuovi di grande prestigio e grande difficoltà contro piloti esperti più di me nel circus internazionale. Io cerco di imparare in fretta sia dal simulatore dai consigli di un top rider quale Mika Perez e di mio papà Giuliano. Il mio vantaggio è cercare di far valere la leggerezza di 56 kg di peso che, con moto di 300 cc, conta moltissimo, oltre al gioco delle scie. Ad Aragon sono partito in terza fila, poi qualche botta di troppo dei rivali mi ha frenato; ora attendo con ansia la prossima gara iridata di Imola, il 13 maggio».
Come si allena un “fantino” da 250 orari? A 17 anni tremano le gambe al semaforo? E papà è presenza ingombrante ai box?
«Mi formo nei test in pista e in palestra di judo con Antonio Pitrelli, così mi alleno alle reazioni fulminee del corpo, a sopportare la fatica e gestire le emozioni. L’unica tensione che provo è ai box, mezz’ora prima della gara, quando indosso la tuta. Abbassata la visiera del casco, mi sento forte e calmo. Papà Giuliano non è invadente: mi dà il consiglio giusto, senza mai eccedere».
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