IL PROCESSO
‘Ndrangheta, assolto Novella jr
Il figlio del boss è libero. Ora potrebbe chiedere i danni per ingiusta detenzione
Assolto. È stato un lungo braccio di ferro quello ingaggiato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano contro Edoardo Novella, il figlio di Carmelo, capo delle cosche lombarde della ‘ndrangheta ammazzato nel luglio di 10 anni fa a San Vittore Olona dopo aver osato ribellarsi alla casa madre calabrese. Alla fine del primo round, e cioè al termine del processo di primo grado, ha vinto l’imputato eccellente del procedimento legato all’operazione della Divisione Investigativa Antimafia ribattezzata “Linfa”. Edoardo Novella, 42 anni, è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato» dall’accusa di essere uno dei componenti organici di un’associazione a delinquere dedita «alla detenzione, al trasporto e alla cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente» e che poteva contare tra i suoi «stabili luoghi di incontro» anche «la sede operativa dell’impresa Tremont Car di via Plinio 1 a Legnano», intestata alla moglie di Novella jr.
A firmare la sentenza, mercoledì 19 dicembre, i giudici dell’ottava sezione della Corte d’Appello di Milano. Porta la loro firma anche il contestuale ordine di scarcerazione di Novella, che si è sì difeso strenuamente nel processo (per tramite dell’avvocato Giambattista Colombo), ma ha anche scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Di fatto, l’imputato, tra l’altro nipote del capo della cosca di Legnano e Lonate Pozzolo Vincenzo Rispoli, resta l’unico imputato a uscire pulito dall’inchiesta “Linfa”. Tutti gli altri, a cominciare da Giuseppe Morabito, calabrese di Rosarno contiguo alle ‘ndrine locali, sono stati condannati. In alcuni casi anche pesantemente, considerando che avevano scelto di farsi processare con rito abbreviato. E a una condanna esemplare puntava anche il pm Alessandra Cerreti: a fine requisitoria aveva sollecitato una maxi condanna a 13 anni di reclusione. Di tutt’altro avviso, i giudici. Già nel luglio scorso, al termine della fase dibattimentale, il collegio presieduto dal giudice Vincenzina Greco aveva disposto la scarcerazione di Edoardo Novella, imponendogli solo l’obbligo di firma quotidiano in polizia. L’impugnazione della Procura Antimafia era stata accolta dal Tribunale del Riesame di Milano che, a metà settembre, aveva applicato nei confronti di Novella la misura cautelare della custodia in carcere. A gennaio 2018 lo stesso Tribunale del Riesame aveva ordinato il primo ordine di carcerazione a carico di Novella jr.
Il Tribunale si è preso tre mesi per motivare la sentenza di assoluzione. Solo dopo si conosceranno le mosse di accusa (probabile comunque il ricorso in appello) e difesa. In linea teorica, l’avvocato Colombo potrebbe anche chiedere i danni per ingiusta detenzione. «Non c’è una prova che sia una che dimostri la partecipazione del mio assistito al contesto associativo così come contestato dalla Procura», aveva stigmatizzato il legale in sede di arringa difensiva. «Vedo solo un gran minestrone di elementi incongrui, spesso suggestivi, ma che generano confusione, risultato di un’indagine condotta con un enorme pregiudizio. Un pregiudizio legato al nome che porta l’imputato, un nome legato allo status ‘ndranghetista del padre e del fratello Vincenzo Alessio, condannato a 13 anni e 10 mesi di carcere nell’ambito dell’inchiesta “Infinito” che nel 2010 disegnò la mappa delle cosche in Lombardia.
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