L’INCUBO
Nell’inferno di Strasburgo
La testimonianza del nostro cronista Silvestro Pascarella: «Barricati in albergo». Luci, regali e vin brulé: le raffiche di mitra riportano la “capitale d’Europa” al terrore
È di almeno quattro vittime e undici feriti il bilancio, ancora parziale, della notte di fuoco nel cuore della capitale europea. Spari in mezzo alla folla, morti, feriti accasciati nelle strade, persone che fuggono urlando. Uno l’attentatore, forse due, in azione intorno alle 20, l’ora di punta tra mercatini e locali. Tra i feriti anche un italiano, un giovane giornalista radiofonico, che non sarebbe grave.
Il killer, identificato, era finito già in carcere in passato per aggressione. In seguito era stato segnalato come elemento “radicalizzato” e come minaccia per la sicurezza nazionale. Si chiama Cherif C., 29 anni, di origini nordafricane ma nato a Strasburgo. Per prenderlo la polizia ha messo in piedi una caccia all’uomo imponente. Blindato il centro storico dove nessuno è stato fatto più entrare, solo uscire. Pattugliate palmo a palmo le strade deserte, anche con un elicottero.
Tra i testimoni della notte da incubo anche Silvestro Pascarella, il caposervizio delle cronache di Busto-Gallarate-Saronno-Altomilanese della Prealpina, a Strasburgo per seguire i lavori del Parlamento europeo, che ha vissuto in prima persona i momenti terribili di martedì sera. E li racconta così ai nostri lettori.
Place de la Republique è quella di sempre. Il teatro di fronte alla fermata del tram e la vietta sulla destra che porta in centro. Sono le otto di sera. Al primo blocco di sicurezza, gli addetti poco convinti cercano di fermare la gente che sta per andare nei locali per la cena. «Ci sono state delle fucilate», dicono. Ma i francesi li guardano increduli, e i turisti, dal canto loro, non vogliono rinunciare alla loro serata nel centro di una delle città più belle della Francia in occasione del Natale. Si va avanti, l’impressione è che si tratti di voci infondate.
La strada è breve fino a Place de la Cathedral. E lì ti accorgi che effettivamente qualcosa non va. Tutte le casette dei mercatini sono chiuse, di gente ce n’è poca per strada. La paura si materializza nel momento in cui compaiono due soldati in tenuta mimetica da una strada secondaria. Dicono qualcosa in francese, e tutte le persone che ci sono lungo la via vengono fatte entrare alla Maison Rouge, un albergo del centro.
Impauriti, disorientati, desiderosi di sapere quello che è successo. Sono minuti lunghissimi, durante i quali la tensione pesa come un macigno dentro la hall. Chi telefona, chi chiede informazioni, chi si guarda intorno stralunato. Passa una macchina della polizia a sirene spiegate, poi un’altra ancora. E un’altra. La tensione diventa paura. Guardi le porte scorrevoli e pensi: «Se adesso entra un uomo armato e spara a tutti?».
Poco dopo un uomo armato entra davvero. È un soldato. Va ripetendo: «State calmi, state calmi. Non muovetevi da lì». E chi si muove?
L’albero di Natale al centro della sala ha i fiocchetti bianchi e le luci rosse. Dietro i vetri si vedono altri soldati mentre cominciano a diffondersi le prime notizie su quel che è successo. Si sente dire di un morto e di alcuni feriti. Passa l’auto rossa dei soccorsi. Stavolta non è più a sirene spiegate. La tensione si allenta, anche se affiora chiara la percezione di essere salvi per miracolo.
Pochi minuti prima, in un tranquillo martedì di dicembre dominato dal clima natalizio, è successo il finimondo.
Le vie ora sono deserte. Nessuno può arrivare in centro. Tutta la cerchia della vecchia Strasburgo è bloccata: un’atmosfera irreale. Non passa anima viva se non uomini in divisa. Dove nel pomeriggio c’erano le casette con il vin brulé, le saponette profumate e i vasetti di marmellata di melone e pere, ora ci sono solo serrande abbassate. Una città dove pare sia suonato il coprifuoco. Irreale e spaventosa. Le luci di Natale sembrano brillare di meno, mentre nella hall dell’hotel nessuno si muove. Tutti aspettano. Vogliono sapere, vogliono capire il perché di questa assurda e inspiegabile spirale di violenza.
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