NEGLI STATI UNITI
«Così traduco Grey’s Anatomy»
La varesina Linda De Luca fa parlare in italiano le star della serie americana

Grazie a una delle più classiche “porte girevoli” della vita, in poco tempo è passata dal lavorare per tradurre le diagnosi ai pazienti di lingua italiana ricoverati negli ospedali della zona di New York a essere la traduttrice ufficiale di Grey’s Anatomy, una delle serie tv più viste e amate in Italia e nel mondo. Insomma, dai letti di ospedale a Hollywood, nel più classico dei sogni americani che si avverano.
Da tre stagioni, infatti, la traduttrice dall’inglese all’italiano di Grey’s Anatomy è la varesina Linda De Luca, classe 1984, ex alunna del Liceo scientifico Ferraris e della scuola Interpreti e traduttori di Varese. È lei, insomma, che traduce in italiano le 80-100 pagine di copione e i circa 40-45 minuti di puntata che, ogni settimana, da sedici stagioni, incollano al video milioni di italiani.
Tutto, come talvolta accade, è nato fortuitamente. Per Linda che si è trasferita negli Stati Uniti dal 2013, l’America si è rivelata ancora una volta la terra delle occasioni. E lei non se l’è fatta sfuggire: «Prima nel New Jersey e poi a New York ho studiato e lavorato come interprete medico – racconta De Luca – negli ospedali di quell’area per i pazienti di lingua italiana. Poi, tramite alcune conoscenze, ho avuto il contatto di una persona che lavora per una società italiana di traduzione e doppiaggio, che aveva nel portafoglio Grey’s Anatomy. Proprio in quel periodo si è liberato un posto, mi hanno inviato un episodio e chiesto di tradurlo. Se non fosse piaciuto mi avrebbero pagato ugualmente, ma non se ne sarebbe fatto nulla. Invece, eccomi ancora qua».
Il lavoro di Linda consiste nella traduzione dell’intera puntata: «Negli Stati Uniti va in onda il giovedì sera – dice ancora -. Io la ricevo venerdì e ho tempo fino a domenica mattina per la traduzione. È un lavoro stressante e con tempi strettissimi, perché sono mediamente 80-100 pagine di copione per 20-22 puntate a stagione. Praticamente i weekend sono dedicati a Grey’s Anatomy». E alle regole della traduzione imposte per una produzione di livello mondiale che ha successo da quindici anni: «Dopo il mio lavoro ci sono altri passaggi, come quello dell’adattatore. In generale ho delle linee guida da seguire, ma ho anche molta libertà di traduzione. Nonostante i nostri doppiatori siano bravissimi, è difficile mantenere completamente il senso della recitazione originale e, quindi, il mio compito è di rendere la traduzione la più naturale possibile».
Per esempio «per stare dietro al labiale degli attori, non è possibile tradurre un gioco di parole di sei termini in inglese in uno da 10-15 in italiano. Oppure nell’inglese medico si usano molti acronimi che, in italiano non ci sono. Quindi bisogna rendere il senso, senza tradurre letteralmente». Ciò avviene anche sul fronte dei personaggi del medical drama ambientato a Seattle: «Il più complicato da tradurre è il neurochirurgo Tom Koracick, perché usa tanti giochi di parole, assonanze e citazioni di personaggi famosi. In italiano va mantenuto il senso e l’ironia ma, allo stesso tempo, bisogna farli capire al telespettatore. Non è facile e su alcune sue espressioni ho passato diverse notti insonni. Mentre il personaggio che mi piace di più tradurre è Meredith Grey, la protagonista della serie, perché è sua, per esempio, la voce fuori campo che apre e chiude l’episodio e ciò mi permette di utilizzare un italiano più aulico». Un italiano “made in Varese”.
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