L’APPELLO
Via i frati: «Non arrivino i profughi»
Il sindaco Marco Magrini chiede lumi sulla destinazione dell’eremo. E pone un veto

«Vista meravigliosa sulla vallata». «Ottima accoglienza dei frati». «Luogo magico».
Sono solo alcune delle definizioni entusiastiche con le quali viene definito l’Eremo del Carmelo di Cassano Valcuvia, che dalla cima di via dei Crotti domina tutta la zona.
Una struttura imponente, ben sistemata (gli ultimi lavori di ristrutturazione risalgono al 2005), che presto però non potrà più essere quel luogo di meditazione e di pace che molti visitatori hanno avuto la fortuna di provare e condividere sui social network.
«Tutto terminerà a settembre-ottobre prossimo, quando i quattro frati dell’ordine dei Carmelitani non abiteranno più nella struttura: su ordine dalla casa madre di Roma, dovranno lasciare la Valcuvia - dice il sindaco Marco Magrini (che è anche vice presidente della Provincia), di fatto avallando una voce che già da qualche tempo girava in paese e non solo -. Non appena l’hanno comunicato a me, ho cercato spiegazioni. Ma i frati, a parte confermarmi la notizia, non mi hanno saputo dire altro. E ora sono preoccupato».
La ragione dell’allarme del sindaco è presto spiegata: la struttura conta ben 45 camere, una “risorsa strategica”, come la definisce Magrini, che potrebbero essere utilizzate con altra destinazione d’uso. Leggasi, per ospitare ad esempio dei migranti: un’idea già emersa un paio d’anni fa, quando lo stesso Magrini parlò di una «struttura religiosa del territorio in grado di ospitare un piccolo numero di rifugiati, anche suddivisi in piccoli nuclei familiari».
Ma ora, con decisione, spiega, che «devono essere concordate con il territorio scelte future. Ben vengano tutte quelle collegate alla religiosità del luogo, per le altre posso già dire da subito che Cassano Valcuvia, con 670 abitanti, ha già dato».
Con questo fa riferimento ai cinque giovani, di origine nigeriana, che vivono in appartamenti del Comune da tempo.
«Perché sono cinque, siamo riusciti ad inserirli nel nostro contesto sociale e territoriale: ma davvero solo poiché, essendo numero esiguo, potevano essere seguiti agevolmente - riprende il primo cittadino -. E anche la popolazione di Cassano ha condiviso questa scelta, tanto che i cinque lavorano tutti, chi alla cooperativa Grotto del Sorriso, chi in una ditta, chi in un hotel di Varese, chi in una cooperativa che si occupa di verde pubblico».
Insomma, la risposta locale è chiara: l’Eremo non dovrà diventare un alloggio - anche temporaneo - per migranti.
© Riproduzione Riservata