TRIBUNALE
Nessuna violenza sessuale: tecnico radiologo assolto
Le presunte vittime non sono state ritenute attendibili dal gup. Per il dipendente dell’ospedale di Gallarate è la fine di un incubo

L’accusa era pesante. A dir poco sgradevole. A portarsela addosso, dal 2023, un tecnico del reparto di radiologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate: violenza sessuale su tre pazienti. Non c’era niente di vero nella ricostruzione dei fatti, l’avvocato Alberto Zanzi lo sosteneva fin dagli albori dell’inchiesta e ora lo ha dimostrato a processo: il gup Anna Giorgetti ha assolto il dipendente ospedaliero con formula piena. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi ma le presunte vittime non sono state ritenute attendibili. «Le indagini difensive molto articolate hanno portato a una attenta lettura del materiale probatorio, che non ha retto», osserva il difensore.
LE VACANZE DI NAATALE
Il caso scoppiò nelle vacanze di Natale, quando all’imputato venne notificata la chiusura delle indagini condotte dalla polizia di via Ragazzi del ‘99. A parere degli inquirenti l’operatore di laboratorio avrebbe approfittato della svestizione delle pazienti per allungare le mani sulle parti intime. Fingeva - secondo l’ipotesi accusatoria - di aiutarle a togliersi gli indumenti per dare una toccatina fugace e in alcuni casi le avrebbe fotografate nude. Gli agenti sequestrarono il telefono e, non avendo trovato immagini compromettenti, sostennero che l’uomo avesse cancellato ogni traccia. «Abbiamo prodotto una consulenza che prova l’assenza di attività di ripulitura del cellulare. Nessun file è stato mai cancellato», spiega l’avvocato.
IL RIENTRO AL LAVORO
Da ieri il tecnico è rientrato al lavoro, dopo due anni di sospensione e la retribuzione di un terzo dello stipendio. A proposito di questioni economiche, una delle non-vittime si era costituita parte civile: al gup aveva chiesto un risarcimento di 150mila euro. «Il mio assistito ha passato momenti molto difficili, la notizia era diventata di dimensioni nazionali e sui social venne dipinto come un mostro. Ci furono addirittura commenti durissimi di suoi colleghi di altre strutture che si dicevano indignati. La verità era un’altra ed è emersa in pieno».
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