Emanuela Orlandi
Nuovo documento su Emanuela Orlandi, Vaticano: "Falso e ridicolo"
Secondo dossier, S.Sede ha speso 483 mln fino a 1997 per vicenda

Roma, 18 set. (askanews) - È un materiale "falso e ridicolo". Il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, ha commentato così la pubblicazione da parte di alcuni quotidiani di un documento, risalente al 1998 e che sarebbe uscito dalla Santa Sede, con oggetto "Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio 1968)", che riporta un elenco di presunte spese (per quasi 500 milioni di euro) che il Vaticano avrebbe sostenuto fino al 1997 per gestire la vicenda legata alla ragazza sparita nel 1983.
"Non ho mai visto quel documento, non ho mai ricevuto alcuna rendicontazione su eventuali spese effettuate per il caso di Emanuela Orlandi", ha detto il cardinale Giovanni Battista Re a Stanze Vaticane, il blog di Tgcom24. Il nome del porporato è comparso, insieme a quello del cardinale Jean-Louis Tauran tra i destinatari del documento. Re, all'epoca, era sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e avrebbe ricevuto questo dossier da parte dell'APSA (l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), in cui si elencavano presunte spese per oltre 483 milioni di vecchie lire per "l'allontanamento" della ragazza.
Sulla vicenda è intervenuta anche la famiglia di Emanuela: "Il muro sta cadendo", ha scritto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, su Facebook, mentre per l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, "il documento esiste, c'è una convergenza da parte della stampa e c'è una convergenza con quanto sapeva Pietro Orlandi già dall'inizio di quest'anno: non possiamo pronunciarci sul fatto che questo documento sia vero o sia falso, ma certamente è verosimile perché fa riferimento a degli elementi molto precisi".
"Se il documento è vero - ha proseguito il legale a Giornalettismo.com - si tratta di un fatto molto grave; se non è vero, è altrettanto grave che un documento di tale portata fosse contenuto all'interno di una cassaforte della Prefettura per gli Affari Economici con quella data. Ma ci sono elementi molto precisi: una lettera indirizzata al cardinale Re e a al cardinale Tauran può essere verosimile perché in quel frangente rivestivano dei ruoli economici. Per questo la magistratura deve aprire un fascicolo e deve indagare".
Sgrò infine ha rivolto un appello indiretto a Papa Francesco: "Noi chiediamo verità, quella verità di cui parla tanto spesso il Santo Padre che, in passato, ha detto che non si negozia. La famiglia, dopo 34 anni, ha diritto a sapere cosa è successo a Emanuela".
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