IL CASO
Per regalo due anni di pena
Marijuana e hashish: davanti al gup con il fratello patteggia e ritorna liberi
Ieri, martedì 5 marzo, era il suo compleanno e insieme al fratello, ha patteggiato davanti al gup Nicoletta Guerrero una pena di due anni concordata tra l’avvocato Francesca Cramis e il pubblico ministero Rossella Incardona.
Il grosso dell’udienza, per i due imputati di detenzione di marijuana, si giocava sul beneficio della sospensione della pena, che il difensore è riuscito a ottenere.
E così i due fratelli imprenditori sono tornati immediatamente liberi, dopo oltre due mesi di restrizione, tra carcere e domiciliari.
Alla lettura del dispositivo hanno fatto i salti di gioia, il festeggiato ha addirittura buttato le braccia al collo del suo avvocato trattenendo a stento le lacrime di gioia.
I due erano finiti in manette il 23 dicembre: i carabinieri della compagnia di Gallarate erano venuti a conoscenza dell’attività di spaccio da una fonte confidenziale, così organizzarono un blitz, con la collaborazione dei colleghi di Castellanza.
Andarono a colpo sicuro: in una botola dell’azienda di famiglia, sopra cui abita uno dei due, e nell’appartamento dell’altro, trovarono circa sei chili di stupefacente tra hashish e marijuana.
Il più giovane dei due, trentaduenne, davanti al gip Piera Bossi cercò di giustificarsi raccontando i suoi seri problemi di salute. È infatti affetto da tetraparesi spastica, una malattia che si porta dietro fin dalla nascita e - svelò durante l’interrogatorio - per anni aveva fatto un uso massiccio di antidolorifici e farmaci di sorta.
Poi un giorno scoprì il potere terapeutico dei cannabinoidi e iniziò a farne largo consumo. «Non spaccio, ho proprio bisogno di fumare e fumo tantissimo perché soffro di dolori atroci», disse.
Il fratello, che alibi sanitari non ne aveva, spiegò di essere pure lui un forte assuntore, ammettendo però di regalare ogni tanto «qualcosa» agli amici. Sta di fatto che Natale e Capodanno lo passarono dietro le sbarre.
L’avvocato Cramis si rivolse subito dopo al tribunale del riesame di Milano per chiedere l’annullamento della misura cautelare e a metà gennaio i due lasciarono la casa circondariale di Busto e vennero sottoposti agli arresti domiciliari. Da ieri ogni vincolo è caduto ma è chiaro che gli imprenditori non potranno sgarrare: gli investigatori terranno monitorate le loro abitudini, con hashish e marijuana dovranno chiudere per sempre.
Tanto più che il Governo ha annunciato l’intenzione di inasprire la lotta agli stupefacenti abolendo la modica quantità.
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