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Anastasio, nuovo album e tour

«Le migliori medicine sono tutte amare. Più sono amare, più sono buone». Nelle intenzioni di Anastasio, «Mielemedicina» unisce questi due aspetti: la durezza degli argomenti e la piacevolezza della musica.
Il secondo album del rapper sorrentino, vincitore di X Factor nel 2018, uscito venerdì 25 febbraio arriva a distanza di due anni dall’esordio discografico. Un periodo non tanto di stasi ma di maturazione. Il suo hip pop cantautoriale ha fatto tesoro di nuove influenze, letture e incontri, mettendo sotto forma di suoni e rime un’inedita tappa artistica. «Punto a essere un saggio - dice - e in questi due anni ho avuto tanto tempo per riflettere, indagare, accrescere la base da cui parto per la scrittura».
Anastasio è solito costruire con scientificità maniacale i propri versi, attingendo dai repertori più vari. Come la letteratura classica. Il titolo, spiega il cantante, è infatti una citazione da Lucrezio: «‘Così come il medico cosparge il bordo della coppa col miele per far bere al bambino il disgustoso assenzio, io con il mio bel verso faccio bere a voi l’amaro dei miei contenuti’. Questo è il concetto da cui sono partito: è un disco che spesso ha delle sonorità dolci, pur non essendo un disco dolce né sdolcinato nelle tematiche. Questo significa «Mielemedicina»: indorare la pillola, usare il miele per far arrivare dei messaggi amari. Spesso la dolcezza stessa è medicina». L’album è frutto di una soppesata visione del progetto. «Ho dei tempi naturali tra un disco e l’altro - chiarisce Anastasio -. Un disco rappresenta la mia fase psicologica. Essendo un artista giovane ci sta che tra un disco e l’altro ci sia un’evoluzione non solo musicale ma anche umana. Forse senza pandemia sarei stato zitto due anni lo stesso».
In questo biennio di pianificato mutismo, Anastasio ha scoperto la poesia. I testi di «Mielemedicina» contengono omaggi a Baudelaire e Bukowski. Ma un altro autore è stato il suo faro: «Massimo Ferretti, un poeta marchigiano vissuto nel secolo scorso. Ha scritto poesie bellissime e luminose che mi hanno fatto ragionare sul modo di comunicare della poesia, che è molto lontano da quello del rap. Il rap è un genere diretto, dove tutto è sempre quello che sembra. Nella poesia no, ci si perde in foreste di simboli. Facendo mia la poesia di Ferretti ho acquisito un modo diverso di trasmettere le mie di emozioni».
A detta sua, i temi più amari - la cui spiegazione lascia però all’ascolto - sono quelli del singolo «Assurdo» e del suo brano gemello «Magari». Qualcosa di più zuccherino? Forse i feat di Stefano Bollani, impegnato con il suo trio in «Tubature», e Boosta, guest nella conclusiva «L’uomo, il Cosmo»: «Con Bollani è nata un’amicizia dopo che sono stato ospite a Via dei Matti n. 0. Ci siamo gasati all’idea di un pezzo rap-jazz e l’abbiamo fatto in maniera spontanea e naturale. Sono molto soddisfatto del risultato. Con Boosta la faccenda è più antica. Risale a qualche anno fa, quando andai in studio da lui con il pezzo, per cui fece questa intro di piano bellissima. Il resto è stato fatto con altri produttori, però il suo contributo ha tracciato la via».
Altro riferimento trasversale è quello biblico, che in «Babele» si collega a una profonda riflessione sul linguaggio: «Ritengo che il linguaggio arcaico sacro attivi qualche corda dentro di noi: ci sono parole che parlano al sangue. «Babele» parla di linguaggio, come tutto il Nuovo Testamento. Oggi ci troviamo nella Babele più alta che mai: anche chi parla la stessa lingua è come se parlasse lingue differenti, perché la parola si svuota. Spesso mi ritrovo a sentire l’inefficacia delle parole, come se fossero formule magiche fallite. Siamo bulimici di linguaggio. Nell’antichità si era consapevoli del carattere creativo del linguaggio e una parola scritta era percepita come qualcosa di importante. Oggi invece la scrittura è ovunque. Scriviamo e parliamo costantemente ma con sempre meno intenzione».
Il tour parte ad aprile. Anastasio non vede l’ora di tornare sul palco.
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