LO SPETTACOLO
«Don Silvestro? Ormai è il mio compagno di vita»
Gianluca Guidi fino al 27 marzo al Teatro Nazionale CheBanca di Milano con “Aggiungi un posto a tavola”

Don Silvestro ormai «è un compagno di vita. Tra gli ultimi quattro anni, escludendo i due di pandemia, in realtà sarebbero sei, e nella precedente edizione del 2010/2011 ho fatto 58 repliche indossando la tonaca: il Vaticano dovrebbe darmi un vitalizio, sarebbe carino da parte loro pensarci». Gianluca Guidi racchiude in una battuta il rapporto che lo lega al personaggio che riporta in scena, questa volta fino al 27 marzo, al Teatro Nazionale CheBanca di Milano in Aggiungi un posto a tavola, la famosissima e altrettanto amata commedia musicale di Garinei e Giovannini scritta con Jaja Fiastri, liberamente ispirata ad After me the deluge di David Forrest. Con musiche di Armando Trovajoli e coreografie di Gino Landi, vede in questa edizione anche la partecipazione straordinaria di Lorenza Mario nel ruolo di Consolazione. Una commedia che, rappresentata per la prima volta con immediato grandissimo successo nel 1974, vide come protagonista nel ruolo di don Silvestro proprio il padre di Gianluca Guidi, Johnny Dorelli. Un pensiero che però, se gli si chiede come lo viva, non fa scattare all’attuale protagonista particolari «attinenze a un fatto familiare. Ormai sono anni che faccio questo spettacolo, e per me un conto è mio padre nella vita, un altro un attore che ha fatto un ruolo prima di me». Ma di certo questo don Silvestro a Gianluca Guidi, che di questa edizione è anche regista, piace. «Mi piace un po’ questa sorta di causticità della quale è dotato – sottolinea -. Si trova davanti a impegni enormi e non si può nemmeno essere troppo retorici. Lo spettacolo è curioso, perché nonostante ci siano tante persone è come se fosse uno “one man show”, perché lui si occupa di ogni problema che avviene in città, è un factotum di rossiniana memoria, coadiuvato niente meno che dal Signore Onnipotente. E mi piace quella sorta di presa di coscienza che ha in maniera laica quando cerca di fare il possibile e che riporta a un ragionamento molto pratico e laico anche l’Onnipotente». A questo proposito aggiunge anche un particolare che si collega al debutto dell’edizione, nel 2017. «Memore dell’edizione inglese del ‘78 in cui c’era anche mio padre, chiesi a Jaja Fiastri di utilizzare nella penultima canzone dello spettacolo la traduzione del testo inglese, perché il paroliere inglese aveva tramutato l’eroismo del prete in realtà a un ragionamento paritetico, non religioso, ma proprio laico, con il Padre Eterno. Lei era rimasta un po’ sorpresa, poi ci aveva pensato e aveva detto che poteva darsi che potesse funzionare meglio. L’abbiamo fatto e il momento è particolarmente emozionante». Come è emozionante ancora, dopo tanti anni, questa commedia musicale. «È un’eccellenza italiana per come è stata scritta da Garinei, Giovanni, Jaja Fiastri, Trovajoli, Gino Landi… – è il parere di Gianluca Guidi –E poi, essendo una favola, il pubblico riesce a viverla. Certo, ognuno poi esce da teatro con le proprie sensazioni, i propri modi di sentire: ed è giusto che sia così. Io sono portato a pensare che la gente debba uscire così da qualsiasi spettacolo, da qualsiasi tipo di esperienza: noi teatranti abbiamo il dovere di sdoganare una storia che arriva in platea e lascia sensazioni al pubblico. Poi ognuno ha le proprie, perché il pubblico è fatto da tante persone. Dipende da ciò che gli attori dal palco sono capaci di fare arrivare in platea. Non so cosa noi siamo capaci di fare arrivare, ma se questa commedia ha così tanto successo, significa che abbiamo fatto emozionare ognuno per quello che sentiva e pensava».
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