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«Porto il gioco dove non c’è»

«Le scatole hanno una loro magia. Quando le apri non sai bene come funziona il gioco e quindi c’è una sorpresa nella sorpresa». È un cosmo fatto di meraviglia, ma anche disciplina e relazione con l’altro quello dei giochi da tavolo. Il bustocco Luca Borsa, game designer e divulgatore, ne ha inventati tanti soprattutto per i più piccoli.
Ma la sua professione non ha confini di età o di contesto. Anzi, il suo motto è quello di «portare il gioco dove il gioco non c’è». La passione di Borsa è nata in lui fin da bambino. Incentivata dalla madre, esperta di carte e Settimana Enigmistica. Luca ricorda le ore passate nei negozi Boselli di Busto Arsizio, gli esperimenti con le house rules (cambiamenti di regole a giochi esistenti) e la sua prima creazione, a 13 anni, ispirata alla Formula Uno. Dopo la laurea in ingegneria edile le scatole sono rimaste un interesse irrinunciabile.
La sua vita è cambiata nel 1991, quando un suo prototipo fu segnalato al prestigioso Premio Archimede. Da allora ha partecipato a varie IDEAG, l’incontro nazionale di autori di giochi, dove ha conosciuto il socio Luca Bellini. Con lui ha realizzato per Chicco un brand innovativo: la prima linea di giochi da tavolo per età prescolare. Il suo curriculum include la fondazione del game studio BLOB Factory con Carlo Emanuele Lanzavecchia e Walter Obert e collaborazioni con Kinder per un uovo con 12 minigiochi e Clementoni per St@rt, il gioco di Marco Montemagno.
Ma anche tantissima divulgazione, lavori con aziende e istituti superiori, corsi universitari e formativi nelle scuole materne. Da quest’anno è portavoce della SAZ Italia, l’Associazione degli Autori di Gioco. La fase creativa non deve prescindere dal sale di ogni conoscenza: «L’ispirazione nasce dalla grande curiosità e apertura al mondo. Devi essere appassionato di tutto: film, libri, architettura, design, arte, anche quotidiano.
Il gioco Monster Dentist, premiato in Grecia come Miglior gioco del 2022 per bambini dai 5 ai 7 anni, nasce da un’idea geniale di Luca Bellini, dopo che la dentista di suo figlio gli regalò uno specchietto».
Borsa ha ideato con la pedagogista tradatese Sara Evangelista il fortunato format Vieni a giocare con me!?, «rivolto ai genitori, per portare le famiglie a tornare a giocare insieme. Sono contrario al concetto di gioco educativo, perché un gioco bello è educativo di per sé. Il focus dei giochi da tavolo è che devono divertire. Deve rimanere la voglia di giocarci di nuovo. Insegnano soft skill, memoria, calcolo, relazione, pianificazione. Non a caso se ne fanno anche per aziende o per la formazione. Si possono trovare quelli in cui c’è il seme dell’economia o dell’abilità manuale. Nel divertirmi imparo sempre qualcosa».
Quello dei giochi da tavolo è un mercato in crescita, che conta quasi 4mila nuove creazioni l’anno. A chi legge questi dati nell’ottica di un ‘ritorno al fisico’ in risposta ai lockdown dell’ultimo biennio, Borsa fa notare che «è un’onda di circa 10-12 anni fa. C’è un momento di stallo nelle uscite perché molti prodotti vengono fabbricati in Cina, ora chiusa, e l’aumento dei trasporti ha accelerato i costi. C’è invece una grande crescita nel numero di giocatori. La pandemia ha aiutato, ma anche la digitalizzazione dei giochi da tavolo. Però è un’onda che viene da lontano, aiutata dai Francesi. Asmodée, la più grossa industria mondiale del gioco da tavolo, è stata appena comprata dal colosso di videogiochi svedese Embracer a 3,75 miliardi di euro. Asmodée Italia fatturava 47mila euro, quest’anno 22 milioni».
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