MUSICA
Jovanotti torna in spiaggia
Ri-Party-Amo: «La mia festa ecosostenibile»

Un divertimento ecosostenibile. Il Jova Beach Party 2022, seconda edizione del tour sulle spiagge di Lorenzo Jovanotti in partenza a luglio, spinge ancor più sull’acceleratore verde. Legandosi ad un ulteriore impegno, il Ri-Party-Amo. Un gioco di parole che rivela uno scopo nobilissimo. Un ripristino ambientale che interesserà alcune delle zone toccate dai concerti, per un totale di 20 milioni di metri quadri di siti naturali critici. Il corrispettivo, per dare un’idea, di 2800 campi da calcio.
«È il più grande progetto di recupero dell’equilibrio ecologico di aree problematiche in Italia mai fatto nella storia – spiega con orgoglio Jovanotti –. Ed è un’iniziativa resa possibile dalla cosa più effimera che c’è. Un concerto, una mega-festa sulla spiaggia. In Ri-Party-Amo c’è la parola party e la parola amo, voce del verbo amare. Non è intesa come “Ripartiamo da dove ci siamo fermati”, ma “Ripartiamo da un livello più alto”». Grazie alle risorse di WWF e Intesa San Paolo, da settembre verrà avviato un programma di pulizia straordinaria di litorali, corsi d’acqua e boschi. Tra di essi il fiume Seveso a Bresso, le zone umide di Marina di Ravenna e Albenga, la spiaggia di Castelvolturno. Tutti luoghi dove passerà il Jova Beach.
Il tour sarà del tutto sostenibile, com’è stato per la rassegna del 2019. Perché «oggi non esiste ambito dell’attività umana che possa chiamarsi fuori dalla questione ambientale», continua il cantautore. Ci saranno convenzioni per raggiungere via treno o bici le sedi degli spettacoli. In alcune spiagge saranno trasportati impianti per l’acqua comunale, che sarà servita in recipienti di alluminio o carta compostabile, materiali intelligenti e riciclabili. Tra i partner si contano stabilimenti per il riutilizzo di rifiuti, aziende energetiche da fonti rinnovabili e società che raccolgono dati sull’impatto ecologico ed emotivo, che studia come «l’informazione che si riceve durante l’evento possa risultare vantaggiosa per i comportamenti futuri». Questa la tesi psicologica e civica che ha spinto Jovanotti a intraprendere il proprio party: «In base alla mia esperienza da ragazzino fan di musica, ai concerti la mia capacità di percepire le informazioni era moltiplicata dall’emozione che scaturiva in me. Ho scoperto l’apartheid grazie a un concerto e il divario di povertà che esisteva nel Sud del mondo grazie a Live Aid, in momenti in cui non ero a una lezione ma mi stavo divertendo come un pazzo. Un concerto è una festa. Il filosofo Emanuele Severino raccontava come la parola festa tragga origine comune con le parole teoria e contemplazione. La festa è una teoria, un’idea di mondo da trasformare in realtà in base a dati incerti. E poi la festa, essendo un momento di propulsione del tempo, ti permette di contemplare e di ricordarti successivamente quanto sei vivo. Ho pensato che in quel momento di condivisione e di empatia aumentata, immersi negli elementi nella natura come una spiaggia, se offriamo un’informazione legata a comportamenti sostenibili, quella diventa più efficace. Il corpo immerso negli elementi è il medium più immateriale che c’è».
Festeggiando si impara, soprattutto all’interno di una manifestazione musicale così atipica con cui Jovanotti celebra 40 anni di carriera. «Il Jova Beach Party non è un concerto, è un’avventura. Quest’anno avremo ospiti da 27 Paesi, ma non arrivano apposta. Magari sono in giro per l’Europa a suonare in un piccolo club e li facciamo suonare davanti a 50mila persone. È un’opportunità per allargare gli orizzonti. I grandi concerti si svolgono lungo l’asse delle grandi città. Noi l’abbiamo completamente decentrato, portando grandi eventi musicali in luoghi dove non avvengono mai. È fuori da qualsiasi standard, però accende in chi viene un senso avventuroso. Il fatto che le persone non sanno cosa succede, quando arriverò sul palco, chi suonerà, chi saranno gli ospiti, accende un’attenzione maggiore. Quest’anno abbiamo costruito il progetto partendo da un veliero che è passato attraverso una tempesta, quella attraverso la quale siamo passati, che la sera si trasforma in un’astronave».
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