ATTO DI FEDE
Renato Zero e la carezza a Dio
Brani inediti di musica sacra nel nuovo progetto del “Re dei sorcini”

Un percorso che esula da quello tradizionale e che segna un traguardo «a cui ambivo da tempo: accarezzare Dio da vicino, fargli i complimenti per avermi vestito, per avermi mantenuta intatta una fede indispensabile quando si assume, con un lavoro, una responsabilità verso gli altri».
Il nuovo progetto di Renato Zero è un Atto di fede: primo dell’artista dal punto di vista editoriale, composto da un libro e da un doppio cd in cui ai diciotto brani inediti di musica sacra scritti e composti dal Re dei sorcini e orchestrati da Adriano Pennino, con in coda una rinnovata versione di Ave Maria, brano presentato nel 1993 al festival di Sanremo, si uniscono altrettante “lettere”: pensieri e riflessioni «che mettono insieme le eccellenze di scrittori, giornalisti, signori del pensiero e dell’azione». Da Alessandro Baricco a Luca Bottura, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Castellitto, Aldo Cazzullo, Lella Costa, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Antonio Gnoli, don Antonio Mazzi, Clemente J. Mimun, Giovanni Soldini, Marco Travaglio, Mario Tronti, Walter Veltroni, con le voci narranti di Pino Insegno, Giuliana Lojodice, Luca Ward e degli stessi Zero, Travaglio e Farinetti, «ci sono spunti forti ed efficaci che rimettono in gioco la nostra volontà di cambiare e in riga le nostre debolezze».
Atto di fede è «una sfida – prosegue Renato Zero -: ci eravamo dimenticati di Dio da parecchio tempo, lasciando che la stanchezza e l’apatia ci impedissero di raggiungerlo. Si deve cercare questo Dio, per ringraziarlo anche del dolore, attraverso il quale, dopo essere inciampati nel buio, capiamo di più anche gli altri. La fede è la chiave che ci permette di osare e di andare oltre le difficoltà. Osare di dare un salto che va fatto tutte le mattine: saltare, prevaricare il dubbio, il sospetto, il continuo dubitare di noi stessi e delle persone che ci sono vicine, la paura di essere inadeguati. Riaccendendo un dialogo che non è solo la fede in Dio, ma anche nel nostro operato, nella speranza per superare i nostri problemi».
Anche ritrovando la vicinanza, per «non disattendere il bisogno di contatto, di conoscenza, del presentarsi, annusarsi, conoscersi l’un l’altro che è la cosa più bella e che consente di sconfiggere ogni condizione a cui ci costringe il silenzio imposto».
Intanto il riavvicinamento tra Zero e il suo pubblico è annunciato al Circo Massimo di Roma per il 23, 24, 25 e 30 settembre con Zerosettanta, il ritorno al live per celebrare 55 anni di carriera e festeggiare i settant’anni compiuti nel 2020. Perché «settantadue anni sono più preziosi dei diciotto, a diciotto avevo la prospettiva del futuro. Il mio futuro oggi è più corto e la certezza che ho a questa età è che quello che farò dovranno essere cose alte e importanti».
Il progetto discografico ed editoriale è arricchito dalla presenza della Budapest Art Orchestra diretta da Andras Deak e dalla rinnovata collaborazione con il Coro Internazionale istituito dall’Orchestra Filarmonica della Franciacorta. Ma anche dalle voci di due giovani talenti della musica, Giacomo Voli e Lorenzo Licitra.
«L’atto di fede che chiedo ai giovani – conclude – è in loro stessi. Oggi l’assetto geografico familiare è cambiato, ma nei giovani deve prevalere la consapevolezza che crescere è un dovere e devono farlo anche se i genitori sono distratti. Il suggerimento è quello di avere fede in loro stessi, Renato Zero non sarebbe qui se non l’avesse avuta in sé».
Sempre, tutti, con umiltà, «la chiave universale per non disperdere meravigliose compagnie».
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