DANZA
Semperboni: a ballare sono gesti e movenze
La passione del solista della Compagnia del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala

La tecnica della danza classica è una. Ma nei ruoli e nei passi dei balletti quella maschile è ben differente da quella femminile, ha una costruzione differente. E se all’inizio il pensiero della danza classica portava a qualcosa di più femminile e il ruolo maschile, almeno nell’immaginario collettivo, sembrava un po’ più marginale, oggi la visione maschile è stata, per così dire, “sdoganata” moltissimo. Grazie a ballerini come Roberto Bolle, giusto per citare un nome. E partendo in un certo senso da un personaggio della danza classica quale è stato Rudolf Nureyev, uno dei primi a “rivoluzionare” l’immagine del ballerino che nei suoi balletti affrontava virtuosismi prettamente maschili. Affascinando e mostrando come anche un fisico maschile potesse muoversi con una grazia e una leggerezza da lasciare a bocca aperta.
Così cerca di spiegare la danza classica “dal punto di vista maschile” il giovanissimo solista della Compagnia del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala Mattia Semperboni. Milanese, classe 1995, diplomato alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala nel 2014, partecipando poi a stage con maestri di fama internazionale come Victor Ullate, John Clifford, Monique Loudiéres, Marie-Agnès Gillot, alle selezioni per l’Accademia della Scala ha partecipato quando aveva 11 anni. Ed è stato subito ammesso.
«Una passione – racconta – che è nata proprio dall’esigenza di ballare che avevo fin da piccolo: anche in casa, appena vedevo uno specchio, iniziavo a ballare. E pur avendo fatto sempre anche discipline perché ero un bambino abbastanza sportivo, la danza era la cosa che mi piaceva di più». La partecipazione alle selezioni per la prestigiosa Accademia, a cui è arrivato come autodidatta con la volontà di iniziare ad avere un’impostazione seria, il percorso durato otto anni e poi l’offerta di un contratto nella Compagnia.
Dalla rivista specializzata Danza& Danza gli è stato assegnato il premio fra gli interpreti italiani emergenti del 2018 e nella quarantasettesima edizione di Positano Premia la danza – Léonide Massine ha ricevuto il premio tra i “danzatori dell’anno sulla scena nazionale e internazionale”.
Dall’autunno 2021 è solista della Compagnia; ha debutta nel ruolo di Basilio nelle recite di Don Chisciotte di Rudolf Nureyev al Teatro Arcimboldi. Per La bayadère di Rudolf Nureyev, titolo inaugurale della Stagione 2021-2022, ha interpretato l’Idolo d’oro, in Jewels di George Balanchine è nel passo a tre di Emeralds e in Gala Fracci interpreta il ruolo dello Schiavo nell’estratto da Excelsior.
«Sicuramente ballare come professione richiede un tipo di allenamento molto costante e intenso – spiega la “giornata tipo” di un ballerino professionista Mattia Semperboni -. Fin dall’ingresso in Accademia si è abituati al tipo di vita che si farà poi da professionisti con allenamenti ogni giorno, partendo da un riscaldamento base la mattina, la sbarra e, dopo una piccola pausa per il pranzo, prove per il resto della giornata che inizia in sala prove alle 10 e finisce alle 17.30. Una giornata interamente dedicata alla danza, dal riscaldamento si entra poi nel vivo delle prove del balletti, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal lato artistico». Aspetti che sono strettamente collegati. Perché se per interpretare un personaggio gli attori hanno anche la possibilità di esprimersi a parole, con un linguaggio dunque d’impatto che arriva più facilmente alle persone che guardano e ascoltano, un ballerino «tutto questo lo racchiude nei movimenti, nei gesti. Ed è un lavoro che si costruisce giorno per giorno in sala, anche da parte di artisti con esperienza. Ogni volta che si deve interpretare un ruolo nuovo, si deve ripartire da zero: è un lavoro che si può approfondire leggendo, guardando film che si legano a questo, studiando per entrare più nel profondo di quello che vuole narrare il personaggio. Ma poi ci sono le gestualità: è un lavoro molto delicato e complesso, una ricerca costante non solo della tecnica, ma anche del dettaglio, dell’interpretazione».
© Riproduzione Riservata