26 DICEMBRE 1965
Lo straordinario coraggio di Franca Viola

Alcamo (Trapani), 26 dicembre 1965. Alle 9 del mattino una Giulietta e una Seicento si fermano in via Arancio 41, davanti a una casa popolare. Scendono otto giovani. La strada è deserta, ma uno estrae una pistola e spara per aria. È un avvertimento: meglio farsi i fatti propri.
I ragazzi irrompono in un appartamento. Dentro, una donna con due figli: Mariano, 8 anni, e Franca, 17. È lei la preda. Uno la afferra. Lei tenta di scappare, ma nel caos sbatte la testa e sviene. Il fratellino si avvinghia ai suoi vestiti e viene trascinato via. La madre corre per le scale, ma riesce solo a vedere i figli scaraventati nella Giulietta. Poi l’auto parte a tutta velocità e scompare.
L’Italia del 1965 è in pieno boom economico: già il 49% delle famiglie possiede un televisore e circolano 5 milioni e 472 mila automobili. Il consumismo sta conquistando gli italiani: a Carosello spopola la pubblicità della Lavazza con Carmencita, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni conducono in radio Bandiera Gialla e le gemelle Kessler mostrano le gambe e cantano La notte è piccola per noi.
Nondimeno, nella tumultuosa e anche contraddittoria trasformazione del Paese, sopravvivono ancora tradizioni arcaiche e leggi a dir poco discutibili.
Franca è figlia di Bernardo Viola, un contadino che possiede un podere nella campagna di Alcamo. È stata rapita da Filippo Melodia. 25 anni, sempre molto elegante, passa le giornate al bar Calipso sulla via principale di Alcamo. Soprattutto, è nipote di un mafioso della zona.
Un paio di anni prima i due ragazzi sono stati fidanzati per alcuni mesi ma a Franca, in realtà, Filippo non piace. E quando è stato accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa, Bernardo ha rotto il fidanzamento della figlia.
Ha poi subito minacce e intimidazioni: la casa colonica del podere bruciata, il vigneto distrutto. Per strada Filippo gli ha anche mostrato la pistola: «chista è chidda che scaccerà la testa a vossia», gli ha detto. Niente: Bernardo è rimasto irremovibile.
Così, il 26 dicembre Filippo è passato ai fatti. Alcuni pensano a una fuitina: la fuga d’amore dei giovani senza il consenso dei genitori. No: Franca è stata realmente rapita e il padre, sentita la storia dalla moglie, corre dalla polizia. La ragazza è a casa della sorella di Melodia. Rinchiusa in una camera da letto, a digiuno, viene malmenata e insultata. E, naturalmente, violentata da Filippo.
Così il giorno di capodanno i Viola vengono contattati per la “paciata”. Bernardo e la moglie incontrano i Melodia e accettano il matrimonio riparatore: del resto ormai Franca è disonorata e il fratellino è già tornato a casa.
Tutto a posto anche perché il codice penale è chiaro: il matrimonio riparatore estingue tutti i reati commessi, anche il rapimento e lo stupro. In pratica, il codice garantisce l’impunità a Filippo. Invece, l’incontro è una messinscena consigliata ai Viola dalla polizia che il 2 gennaio arresta Melodia e libera Franca. Il processo inizia il 9 dicembre 1966. La ragazza non vuole sposarsi: «io non ho colpa per quello che mi hanno fatto. E non sono disposta a espiare per tutta la vita una pena che non merito», dirà.
Il caso esplode a livello nazionale: lo straordinario coraggio di Franca Viola è lo spartiacque di un sistema – e di una legge – che permetteva la sopraffazione degli uomini sulle donne. Alla fine Melodia prende 10 anni di carcere.
Anche la politica si interrogò. Ci volle del tempo, ma perlomeno nel 1981 vennero aboliti il matrimonio riparatore e la possibilità di cancellare il reato di violenza sessuale. Finalmente.
Filippo Melodia scontò la pena in carcere. Poi, la sera del 12 aprile 1978, fu ucciso con un colpo di lupara nei dintorni di Modena.
Franca si sposò, ebbe due figli, e l’8 marzo 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Giorgio Napolitano. E ancora oggi risuonano forti le sue parole di tanti anni fa: «io non sono proprietà di nessuno, l’onore lo perde chi fa certe cose, non chi le subisce».
© Riproduzione Riservata