IN SCENA
Notre Dame, torna il musical
Agli Arcimboldi lo spettacolo con Giò Di Tonno

N otre Dame di Paris celebra i vent’anni con un tour partito giovedì 3 marzo dal Teatro Arcimboldi di Milano, dove è in scena fino al 3 aprile. Con le musiche di Riccardo Cocciante, l’opera, tratta dal romanzo di Victor Hugo, vede Lola Ponce che torna nei panni di Esmeralda e Giò Di Tonno che interpreta Quasimodo. «Per me - spiega Giò di Tonno -Notre Dame de Paris è qualcosa di magico, ha molteplici significati. È uno spettacolo che ha segnato la mia vita artistica, mi ha dato la possibilità di farmi conoscere al grande pubblico e di farmi conoscere il mondo del teatro musicale. È stata la mia prima opera moderna importante. Oltretutto ha questo significato, questa valenza sociale, lancia un messaggio fortissimo, sottolinea quanto sia importante accogliere la diversità in ogni sua forma. La magia che regala Notre Dame de Paris io la vivo con grande gioia, con grande serenità, soprattutto adesso perché ho avuto la conferma di quello che pensavo quando abbiamo debuttato, che sarebbe stato uno spettacolo unico. Ha segnato lo spartiacque con un genere musicale che in Italia era ancora legato alla commedia musicale oppure ai titoli anglosassoni che ogni tanto facevano capolino nei teatri italiani e ha avvicinato un mondo di persone lontane dal genere che si sono appassionate a questa storia, a questo spettacolo incredibile, pieno di ingredienti fantastici la cui unione funziona meravigliosamente». Per rendere Quasimodo «ho scavato dentro di me per cercare qualcosa che mi legasse un po’ al personaggio. È disegnato musicalmente, vocalmente e fisicamente per essere credibile sul palco e io ho lavorato sull’interiorità. Io ho avuto spesso nel mio mestiere la difficoltà di comunicare le mie emozioni, e sono andato a cercare quel mio disagio che, ovviamente, non è paragonabile all’emarginazione e alle difficoltà vissute da Quasimodo, ma è stato un punto di inizio. Per me Quasimodo è la capacità, la consapevolezza che per conoscere veramente l’altro non bisogna avere paura, per conoscere quello che si pensa sia poi così diverso da noi non bisogna avere pregiudizi, bisogna aprirsi, essere accoglienti e rispettare le differenze e le diversità che ci sono. Quasimodo è diventato una sorta di alter ego, quasi un fratello. In ogni messa in scena, ho pensato tanto alle persone che vivono in prima persona questa condizione di emarginazione sociale e, ogni volta che salgo sul palco, spero possa essere colto il grande tatto e il grande rispetto con cui do vita a questo personaggio». Uno spettacolo sempre vincente. «Devo dire – conclude Di Tonno - che seppur sono passati vent’anni personalmente nell’affrontarlo ho maturato questo rispetto, questa visione, questa chiave di lettura che è legata più all’introspezione del personaggio e meno all’estetica della messa in scena, della rappresentazione scenica. Fondamentalmente la sincerità, gli intenti, la verità sono rimasti gli stessi. Ho cercato di non tradire me stesso, il Quasimodo che avevo costruito vent’anni fa insieme a Riccardo Cocciante, al regista, a tutti. È uno spettacolo attualissimo, le tematiche che tratta sono sempre presenti nella società. Sono legate all’emarginazione, al rivendicare un posto nel mondo, al racconto della difficoltà di esprimersi e di uscire allo scoperto, alla pericolosa commistione tra potere ecclesiastico e politico o militare se vogliamo. La discriminazione nei confronti del diverso qualsiasi declinazione questo termine abbia, sessuale, morfologica, culturale, identitaria o semplicemente di provenienza geografica, è centrale».
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