DA VEDERE
Silenzio dopo un fiume di parole

«Questo spettacolo è una cosa che mi porto dentro da sempre. L’ho visto la prima volta fatto da Marescotti e sono rimasto fulminato. Marescotti lo faceva in romagnolo e io non capivo niente ma, pur non capendo niente, capivo che mi toccava, mi riguardava, aveva dentro cose che mi appartenevano, mi erano vicine». Era il 2002 quando Gigio Alberti portava in teatro la prima volta «Zitti tutti!», il testo di Raffaello Baldini che fa parte della trilogia dei suoi monologhi pubblicata da Ubilibri ed Einaudi. E oggi, dopo vent’anni, l’attore è ancora sul palco, in una nuova messa in scena con la regia di Lorenzo Lois, in programma dal 16 al 27 febbraio al teatro Out Off di Milano.
Lo sfogo di un uomo comune tormentato dalla nevrosi, umiliato dalla vita, che si ribella contro tutto e tutti e che riempie il suo vuoto parlando, per poi chiedere di stare zitti. «Lo spettacolo - spiega ancora Gigio Alberti - vede un uomo che parla incessantemente dall’inizio alla fine e che alla fine chiede il silenzio: una contraddizione grossa in termini. Parla da solo perché non c’è nessuno nella camera dove sta lui. Anche Baldini diceva che quando hai cose da dire per te importanti, cose grosse che vorresti dire a qualcuno hai paura di dare fastidio, ti chiedi se chi ti ascolta sarà veramente interessato a quello che tu vuoi dire e quanto queste cose per te basilari gli resteranno dentro prima che inizi a pensare ad altro. E finisci per non dirle a nessuno, le dici a te stesso, da solo perché hai bisogno di sfogarti. Il personaggio è un fiume parole che alla fine chiede una pacificazione proprio a questa furia di parole».
Questa messa in scena parte dall’utilizzo della traduzione in italiano del testo che originariamente, appunto, era in romagnolo. «Raffaello Baldini - prosegue Gigio Alberti - scriveva in dialetto e di fianco aveva una traduzione italiana basata sul dialetto stesso: è come un italiano che passa attraverso il dialetto. E la sua è capacità che credo possa avere solo un poeta, perché è la capacità di vedere le cose che vediamo tutti dando loro una luce diversa, in questo caso molto leggera. È la capacità della poesia di concretizzare un pensiero che passa nella testa delle persone riuscendo a renderlo allo stesso tempo profondo e lieve e divertente». E dopo vent’anni l’attore riporta in scena un testo a lui caro: «E spero - conclude - di essere maturato al punto da poterlo fare in modo da restituire a Baldini quello che è di Baldini».
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