LA CRISI
Oreste Bossi, stop: 32 a casa
Milioni di perdite. In liquidazione la storica azienda edile di Gallarate

Aprono cantieri edilizi dal 1885 e sono conosciuti in tutto il Nord Italia, eppure l’impresa di costruzioni Bossi di Gallarate sarà messa in liquidazione.
Ieri, lunedì 11 settembre, i vertici aziendali hanno presentato in Tribunale la richiesta di ammissione al concordato preventivo liquidatorio. E, già nei giorni scorsi, avevano aperto le procedure per il licenziamento collettivo di tutti i 32 dipendenti.
A loro, che già contavano qualche arretrato negli stipendi, è letteralmente crollato il mondo addosso. E così ieri si sono ritrovati davanti ai cancelli dell’azienda per un presidio di protesta.
Sanno perfettamente che non c’è via di uscita, ma quello che chiedono è- almeno - di vedersi pagati gli stipendi di luglio e agosto che, al momento, non sono ancora arrivati sui loro conti correnti. In tutto si tratterebbe di circa 90mila euro.
«Già due anni fa si erano registrati dei ritardi nel pagamento degli stipendi - spiega Stefano Rizzi della Cgil -. Poi, a giugno 2016, è stata aperta la cassa integrazione ordinaria per un dipendente. In seguito è stata chiusa e riaperta una straordinaria. L’azienda, ad aprile di quest’anno, ha chiuso anche la straordinaria di sua iniziativa e, prima dell’estate, ha deciso di avvalersi di consulenti per la stesura del bilancio».
E da lì, a quanto sembra, sono emerse le difficoltà. Si parla di un buco di qualche milione di euro che, alla fine, ha portato l’assemblea dei soci - ovvero le famiglie titolari - a decidere per la chiusura.
Lo confermano anche i vertici dell’azienda.
«La proprietà - spiegano - ha deciso di mettere in liquidazione l’azienda a causa delle ripercussioni della crisi dell’edilizia. Ringraziamo chi ha lavorato con noi, ma abbiamo scelto di interrompere l’attività, viste le condizioni del mercato».
Ora il giudice del Tribunale di Busto Arsizio ha 120 giorni di tempo per verificare i documenti presentati e capire se, ultimando i cantieri in essere, l’azienda possa essere messa in vendita con un bilancio a posto. E infatti è stato chiesto ai dipendenti di continuare a lavorare per completare le opere in corso.
«Noi abbiamo messo come condizione perché ciò si verifichi - spiega Rizzi - che vengano loro pagate le mensilità di luglio e agosto. Purtroppo la situazione non ha altre vie di uscita, ma su questo punto non è possibile fare marcia indietro».
E così oggi ci sarà un nuovo presidio. Dall’azienda ci si sposta in uno di questi cantieri, davanti alla chiesa di Casorate Sempione. E intanto la tensione sale.
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