MAFIA
Orlando promette: sarò da voi
Il ministro visita i luoghi di Peppino Impastato e accetta l’invito di Volarte per venire in provincia in occasione della tre giorni sulla legalità in programma ad aprile

Il ministro Andrea Orlando, fresco di candidatura per le primarie del Pd, in provincia di Varese il 21 aprile. No, non è una boutade. Ma il sogno che può diventare realtà di Adelio Airaghi da Albizzate, che ha strappato la promessa del Guardasigilli sui gradini di Casa Memoria a Cinisi (Palermo), in quell’edificio a due piani nel centralissimo corso Umberto che ormai è un non luogo, molto di più di un semplice baluardo dell’antimafia. La casa che fu di Peppino Impastato è il segno che la bellezza può vincere sulle brutture della Sicilia, metafora delle contraddizioni dell’Italia e simbolo di una speranza: un mondo migliore è possibile.
Occhi della verità
Di questo e di molto altro ancora si parlerà nella tre giorni sulla legalità promossa dall’associazione Volarte di Adelio Airaghi dal 20 al 22 aprile in provincia di Varese. Ora c’è anche la ciliegina sulla torta della presenza del ministro che dovrebbe essere al teatro di Jerago il 21 sera nel confronto con Giovanni Impastato (suo fratello fu ucciso dai mafiosi) e con il magistrato Alessandra Galli (suo padre fu ammazzato dai terroristi). Intanto a Cinisi Orlando ha voluto vedere con gli occhi della verità quei luoghi dove si consumò il sacrificio e la rinascita di Peppino Impastato, la cui figura sta assumendo i contorni del mito, inserita a buon diritto a fianco di quelle di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino.
Pietre insanguinate
La visita del ministro parte da un luogo che è uno spartiacque: poco distante dall’aeroporto intitolato proprio ai due magistrati eroi dell’antimafia c’è il casolare dove fu ucciso Peppino. «Qui trovammo le pietre insanguinate – racconta oggi Giovanni Impastato – fu la svolta storica che impedì di smontare la tesi costruita dai mafiosi, secondo la quale mio fratello era morto nell’attentato sulla ferrovia che lui stesso aveva progettato. In questo casolare fu ucciso ma provarono a cancellare ogni prova così come tentarono di fare i nazisti nei lager prima che arrivassero gli alleati. Ecco perché questo luogo va salvato». Oggi il casolare si presenta sporco e degradato. «Sono qui – le parole di Orlando – perché voglio assumermi la responsabilità del recupero. In questo momento il mio ministero non ha risorse di questo tipo ma troveremo altre strade. Non facciamo però che questo luogo diventi solo il riconoscimento di un eroe che lottò contro la mafia, deve essere un monumento per la consapevolizzazione nazionale».
Rispetto e dignità
Le parole del ministro sono musica alle orecchie di Giovanni Impastato. Al suo fianco c’è un altro eroe silenzioso di un’Italia che conosce ancora le parole rispetto e dignità. È Giuseppe Costanza, l’autista di Giovanni Falcone il giorno della strage di Capaci. Salvo per miracolo e testimone scomodo di che cosa vuol dire combattere davvero la mafia e delle contraddizioni di uno Stato che non ha la forza o non ha la voglia di ribellarsi davvero.
Arte e bellezza
Dopo il casolare dove si consumò l’omicidio di Peppino Impastato c’è la visita a Casa Memoria, tra le foto di colui che veniva definito come un semplice rivoluzionario comunista ma aveva cominciato subito a combattere da dentro la sua famiglia la criminalità organizzata. Suo padre Luigi era mafioso, sedeva al tavolo con quel Tano Badalamenti che ordinò l’uccisione di Peppino. Cento passi dividono una abitazione dall’altra nel centro di Cinisi. Cento passi che il ministro Orlando percorre dopo aver visto le foto, gli scritti, i libri, la camera di Peppino, una sua poesia successivamente musicata da Carmen Consoli e il dipinto portato qui in onore della mamma Felicia Bartalotta. E’ un quadro del Quattrocento della bottega di Filippo Lippi: messo in mostra dall’associazione Volarte insieme a un libro del Trecento. Arte e bellezza si fondono con la cultura e il profondo spirito antimafia.
Montagna di merda
Del palazzo di Badalamenti colpiscono i pavimenti raffinati e lo scalone lucido: un lusso per l’epoca. Ora l’edificio è stato confiscato dallo Stato: c’è una biblioteca e altre attività associative. Al pian terreno viene riproposto quello che era l’avamposto antimafia di Peppino: Radio Aut. Il sindaco di Cinisi sorride soddisfatto perché il ministro è lì a dimostrare l’attenzione dello Stato verso una terra generosa ma dura. E’ qui che i capimafia fecero fare all’autostrada vicino all’aeroporto due inutili curve invece di un tratto rettilineo per non infastidire le terre dei boss. Ma è sempre qui che i ragazzini di terza media di una scuola di Prato arrivano con gli occhi pieni di curiosità per conoscere i segreti custoditi da Casa Memoria (50mila presenze in un anno). Non è un caso, allora, che il viaggio finisca simbolicamente proprio da dove era iniziato: davanti al casolare dove fu ucciso Impastato c’è la cacca a dimostrare il degrado in cui versa quello che dovrebbe essere un luogo simbolo e dove i politici insieme al ministro rischiano di finirci dentro («porta bene ma è meglio evitarla»). Così il sindaco Gianni Palazzolo in municipio consegna una targa a Orlando in cui non si va tanto per il sottile: «Nella condivisione che la mafia è una montagna di merda». Parola di Peppino Impastato.
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