LO SPETTACOLO
Ovadia e Cazzullo: letture, musica e immagini al teatro delle Arti
Accompagnati dalla pianista Giovanna Famulari. Tutto esaurito in platea a Gallarate

«Venire al teatro delle Arti per me è un’esperienza di valore umano, emotivo e sentimentale. Qui sono stato tante volte chiamato da un grande uomo, don Alberto». Moni Ovadia ricorda una delle immense anime del teatro delle Arti di Gallarate dal palco, martedì sera, 26 novembre, al termine di quasi due ore di intenso spettacolo, tra reading e musica, tra immagini e sand painting a fare da sfondo al Racconto della Bibbia che lo vede interpretare la voce di Dio, ma non solo, accanto alla narrazione portata avanti dal giornalista Aldo Cazzullo, autore del libro da cui il lavoro è tratto, mentre per tutto il tempo le musiche al violoncello e al pianoforte, talvolta intervallate dall’utilizzo di un particolare strumento a percussione, di Giovanna Famulari contribuiscono a creare un’atmosfera profonda. Della quale la platea, in un teatro da tutto esaurito, non perde un battito.
«Questo è un viaggio di parole, musica, canti e immagini che ha lo scopo di restituire la Bibbia a se stessa, toglierla dai fanatici, dagli uomini di potere, restituirla a libro straordinario che si fonda sul principio che l’essere umano possa essere redento dalla violenza». Così l’esordio in scena di Ovadia, a cui si aggiunge la sottolineatura di Cazzullo, «ideatore di questo viaggio», lo presenta l’attore: perché se non si sa se a scrivere la Bibbia sia stato Dio, la Bibbia è comunque «scritta “da Dio”, divinamente» e il rimando che torna spesso a brani di opere di autori classici e contemporanei, da Fenoglio a Dickens, da Anna Karenina al Don Chisciotte è lì a sottolinearne la ricchezza. A partire dal suo attacco, ascoltando il quale Cazzullo nota: «Non mi viene in mente attacco altrettanto memorabile».
A fare da scenografia, nella semplicità e allo stesso tempo capacità di sottolineare ogni passaggio nelle luci curate da Stefano Delle Piane, il video di Elisa Savi, con immagini attuali, fotografie, ma anche opere d’arte, per la collaborazione alla scelta delle quali Aldo Cazzullo dal palco ringrazia la storica e critica d’arte Rachele Ferrario presente allo spettacolo a Gallarate, a cui si intersecano interventi di disegni sulla sabbia di Gabriella Compagnone.
E in questo viaggio nella bellezza, nel compito che all’uomo era stato dato non di dominare o possedere il mondo, ma di averne cura, nella possibilità di «riconoscere Dio nel volto di chi ci è seduto accanto, negli occhi delle persone che amiamo», come dice il giornalista in scena, anche quel passaggio che sottolinea come Dio scelga spesso i deboli a cui rivolgersi: gli anziani Sara e Abramo, Isacco che diventa cieco, la vedova Giuditta, Mosè che balbetta. E Moni Ovadia, per la prima volta proprio martedì sera al teatro delle Arti, legge e interpreta le parti di Mosè proprio con una leggera balbuzie. E tra quell’unione di musica classica e moderna spesso rivisitata negli arrangiamenti, tra canti della tradizione, ma anche blues e jazz su cui Ovadia canta, il motivo finale è l’ Hallelujah di Leonard Cohen, al cui refrain l’attore invita a partecipare la platea. «Siete il miglior coro dell’Hallelujah mai avuto», saluta prima di quel ricordo di don Alberto. Indimenticato e indimenticabile, anche quando non si è per forza al teatro delle Arti, tanto è vero che Monica Guerritore, che sarà in scena al Carcano di Milano domenica 1° dicembre con “Quel che so di lei”, durante un’intervista a cui si accenna a Gallarate, lo ricorda subito, definendolo uomo a cui «eravamo affezionatissimi, era un grande amante e un grande intenditore del teatro».
© Riproduzione Riservata