LA SVOLTA
Il Pala cambia nome: addio Yamamay
Da oggi l’impianto di viale Gabardi si chiamerà e-work Arena

Il fortino bello e sempre tirato a lucido, la casa da mostrare e difendere con orgoglio, la base sulla quale costruire progetti e pianificare imprese. Il PalaPiantanida, che da oggi sarà e-work Arena, per 13 anni è stato e probabilmente nel linguaggio e nell’immaginario lo sarà ancora per qualche tempo, il PalaYamamay. Per la Futura Volley divenuta la Yamamay e ora Uyba non è stato solo l’impianto di gioco, bensì un simbolo: mai nel volley e raramente nello sport italiano una squadra si è identificata così tanto col suo palazzetto. La storia oggi è a una svolta, finisce un’era. Tutto si è consumato velocemente: il contratto con la Yamamay è scaduto a giugno, non è arrivato un rinnovo e la richiesta/proposta di e-work di apporre il proprio marchio non solo sulle maglie ma pure sull’impianto, per la società è stata irrinunciabile.Yamamay esce di scena anche se rimane sulle maglie per una sorta di rispetto e legame col passato. Ma non sembra essere una sponsorizzazione.
Il PalaYamamay è stata una bella storia con tanta magia dentro, ma anche un affare economico.
Chi ha guadagnato di più? La società per i soldi incassati o il marchio in visibilità?
«Il valore economico di una sponsorizzazione ha aspetti legati a quello che è misurabili e a quello che è intangibile. Il palazzetto ha rappresentato parte significativa dei nostri investimenti pubblicitari per un certo periodo - risponde Francesco Pinto, -. Il valore creato è maggiore del nostro investimento finanziario perché palazzetto e squadra hanno contribuito a definire la nostra identità e viceversa. E a ribadire che l’azienda non è solo ospite di questo territorio ma sa restituire».
Ma perché finisce questa magnifica avventura?
«Non ce ne sono andati noi - dice Pinto - .E non è nemmeno un problema economico. Avremmo potuto anche dedicare più risorse ma se c’è una richiesta da un main sponsor che investe per molti anni il club deve considerarla. Per me da tifoso e appassionato potevamo andare avanti per tanto tempo ancora, ma capisco la situazione». Vero è che l’apporto della sponsorizzazione Yamamay nelle ultime stagioni s’è notevolmente ridotto rispetto al passato: si calcola, ma non è una scifra ufficiale, che l’azienda Gallarate abbia investito negli anni una cifra che si avvicina ai 3 milioni di euro. «L’azienda - spiega Pinto - è cresciuta da realtà nazionale a impresa internazionale attiva in 40 mercati: ridistribuire i nostri investimenti in campo pubblicitario su molti più ambiti è stato una necessità. Inoltre nel tempo sono arrivate una nuova proprietà e altri sponsor». Non è però un taglio del cordone ombelicale: «Perché -aggiunge - nulla potra cancellare quello che è stato: le epoche passano e ci sono nuove vicende, fatti nuovi nell’azienda e nella società sportiva e la loro programmazione economica prevede che palazzetto faccia parte della nuova organizzazione». L’impianto di viale Gabardi griffato è stato anche un biglietto da visita per l’azienda: «Mostrarlo a ospiti del mondo della moda internazionale è stato un orgoglio e una forza indescrivibili. La sintesi della bellezza del marchio materializzata». La Yamamay ha ricevuto molto dal volley e vuol continuare a donare al territorio: è ipotizzabile che aiuti la crescita della Futura Giovani della famiglia Forte? «Al momento non c’è nessun programma di questo tipo. Non credo sia ipotizzabile oggi». E domani? «Non lo so». Più bello dentro o all’esterno il “suo” Pala? «Di notte all’esterno ha un fascino particolare, ma le emozioni dell’interno le preferisco per la vitalità, la carica e mille altre cose». Il rammarico? «Che il pubblico trasporto lo abbia sempre ignorato come destinazione».
Chiudendo gli occhi che partita rivede? «Il primo derby con Villa, quello dell’infortunio di Turlea».
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