Panino libero, si va alla conta
Il comitato genitori interpella le famiglie per capire quanti siano i favorevoli alla schiscetta

Alla vicenda del caro mensa si aggiunge un altro capitolo: i comitati dei genitori hanno lanciato un’iniziativa per capire quanti desiderino lasciare i pasti forniti a scuola per passare a panini o alla cosiddetta “schiscetta da casa”.
Sul tema si è dibattuto molto nelle scorse settimane, in municipio il sindaco Andrea Pellicini ha incontrato i responsabili del servizio mensa, i genitori che siedono all’interno del comitato che “vigila” su quantità e qualità degli stessi ed anche alcuni insegnanti.
Qualche dubbio pare essere stato fugato ma rimangono alcune perplessità circa le pietanze servite, con anche l’aumento del vitto stabilito dal Comune. Nel frattempo si è accesa la polemica sulla richiesta di lasciare a scuola i bimbi con il cibo preparato dalla mamma. Le risposte avute rimandavano a chi comanda all’interno della scuola e, a sentire alcuni genitori, a far detonare questa situazione pare sia stata anche una sorta di mancanza di linea precisa rispetto a cosa si possa o non si possa fare. Questo almeno fino a quando Raffaella Menditto, la dirigente scolastica di Luino, ha precisato di non essere contraria alla schiscetta ma che le richieste ricevute, fino a pochi giorni fa, erano davvero esigue. Da qui la volontà di capire quanti bambini realmente vogliono e possono fermarsi con il proprio cibo a scuola (perché non è detto che poi gli spazi siano gli stessi dove mangiano gli altri bambini, se non altro per mancanza fisica di aule idonee anche dal punto di vista igienico sanitario).
Nei giorni scorsi Prealpina ha chiesto un parere al Ministero dell’Istruzione (Miur) tenuto anche conto del fatto che i genitori che non desiderano più usufruire della mensa scolastica si appellano a una sentenza del Consiglio di Stato di Torino del 2017, definita sentenza del “panino libero”. Come a Luino, anche a Torino tutto era partito da un gruppo di genitori che contestava l’aumento delle tariffe della mensa scolastica. Successivamente, nel marzo 2017, una circolare del ministero chiedeva di prestare attenzione a non vietare nulla, gestendo caso per caso, evitando il conflitto con genitori che, inevitabilmente, avrebbe ripercussioni sulla qualità di vita dei bambini all’interno delle scuole. Lo stesso dicastero, va precisato, ha ricorso contro quella sentenza del Consiglio di Stato per motivi di ordine, di responsabilità, pur comprendendo appieno le ragioni dei genitori ma che devono necessariamente trovare una sintesi tra Comune e dirigenza scolastica. Che accadrebbe se un bambino con un cibo buono per lui portato da casa, ma allergenico per un altro, cominciasse ad offrirlo ai compagni? Chi dovrebbe vigilare? Ci sarebbe personale abbastanza per verificare anche questi aspetti? Questo singolo esempio, secondo quanto ricordano da Roma, è uno dei tanti quesiti che riguardano la salute pubblica degli alunni che dovrebbe orientare le scelte di genitori, amministratori che propongono gli appalti e dirigenti scolastici.
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