PARCO ALTOMILANESE
Sotto controllo minilepri e conigli selvatici
Gli agricoltori si lamentano e l’ente interviene con un monitoraggio

Il Parco Alto Milanese ha avviato un monitoraggio faunistico e un’analisi sulla presenza della minilepre e del coniglio selvatico, specie non autoctone la cui presenza nel polmone verde ha assunto negli anni dimensioni importanti: il numero è oggi in costante crescita, con oltre 4mila esemplari e una densità molto elevata.
Le conseguenze per le coltivazioni sono sotto gli occhi di tutti: soprattutto degli agricoltori, che si sono lamentati del problema nel corso di un incontro da remoto in cui è stato illustrato lo studio faunistico condotto dall’esperto Carlo Lombardi nell’ottica di delineare la densità di tale specie nel parco e interfacciarsi con gli organi competenti. A richiedere l’intervento ripetutamente sono stati proprio i coltivatori, che evidenziano numerosi danni ai raccolti, oltre alla frustrazione di vedere puntualmente vanificato il proprio lavoro; senza contare il deterioramento dei boschi per via delle tane che, oltre a compromettere il sottobosco, rendono instabili gli alberi (in particolar modo le robinie, che con il passare del tempo crollano).
Va subito detto che il prelievo di conigli e minilepri, misura eccezionale per ristabilire gli equilibri ecologici, è in capo alla Regione Lombardia tramite la Polizia provinciale. Parallelamente il Parco ha l’obiettivo di porre in essere azioni rinvolte al miglioramento e alla differenziazione della fauna e degli animali. Ebbene, il comitato dei 60 ortolani del quartiere Mazzafame di Legnano ha chiesto di installare recinzioni per proteggere le coltivazioni: la soluzione non è tuttavia attuabile per i 370 ettari del parco agricolo, che non possono essere recintati.
Le proposte emerse verranno affrontate con gli organi competenti. «Fermo restando – precisa il Cda del Parco - che l’obietto del Pam, innanzitutto un parco agricolo con il 95% del proprio territorio di proprietà privata, è quello di mantenere il divieto assoluto di caccia istituito da oltre dieci anni sui tre comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza per la sicurezza dei propri frequentatori. Vogliamo inoltre creare le migliori condizioni per un ecosistema dove una fauna equilibrata abbia un ruolo fondamentale».
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