IL CASO
Parolacce in Senato: Vedani bacchettato
Colorito intervento contro la politica economica del governo. Il neosenatore leghista richiamato due volte si difende: ipocrita chi tutela la forma e non la sostanza

L'imprenditore di Varese Alessandro Vedani, entrato a far parte del gruppo della Lega Nord del
Senato solo lo scorso 24 luglio in sostituzione di Cesarino Monti, deceduto il 22 luglio, si è già fatto conoscere per lo "stile" del suo eloquio nell'austera aula di Palazzo Madama.
Intervenendo sul decreto sullo sviluppo, per ben due volte, Vedani ha condito con termini volgari le sue obiezioni alla politica economica del governo. Ha esordito con un accenno anatomico alle "palle" ed è stato ripreso dal presidente di turno Vannino Chiti che gli ha ricordato: "Siamo al Senato, non in un bar".
Vedani s'è scusato dicendo: "Cercherò di adeguare la mia forma di comunicazione".
Poco dopo, però, preso dalla foga dell'intervento, ha sbottato: "Sono stanco di vedere i miei soldi
sputtanati per attività speculative".
Chiti, con minor garbo, ha strigliato il neosenatore, che non è parso affatto intimidito dal
suo nuovo ruolo, e l'ha avvertito: "Sarebbe la prima volta che mi vedrei costretto a togliere la parola a un senatore per il suo linguaggio".
Al secondo richiamo, Vedani ha replicato così: "Mi scusi, non mi veniva un sinonimo".
Poi il resto del suo intervento è filato liscio senza turpiloquio né parolacce.
Uscito dall'aula il neosenatore varesino, già sindaco di Buguggiate, ha commentato i due richiami, criticando l'eccesso di formalismo rispetto alla sostanza dell'intervento.
"Stavo - ha detto Vedani - criticando l'affermazione di chi, avendo in mano le redini del Paese, si permette di garantirci che non ci sono più soldi e poi regala cinquecento milioni di euro al Nordafrica e trenta milioni di euro a Roma capitale. Ho usato il termine "palle" perché ormai è nel linguaggio comune e significa un'evidente presa... in giro. Quanto ai "soldi sputtanati", stavo affrontando la discutibilissima politica di tutela del governo alle banche, sottolineando come gli istituti di credito abbiano bruciato i risparmi con azioni speculative anziché tutelarli o reimpiegarli attraverso linee d'intervento commerciali, a sostegno dello sviluppo. Non è forse di dominio pubblico che l'economia globale sia stata sputtanata da speculatori senza scrupoli? Quanto all'ipocrisia di chi difende la forma, glissando sulla sostanza, ho incassato la solidarietà di chi, in aula e subito dopo alla bouvette di Palazzo Madama, mi ha detto "fottitene". Dimostrando che un certo tipo di linguaggio non è solo da bar".
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