L’ALLERTA
Pesca di frodo, furti e inquinamento
Lago di Varese: il business di carpe e carassi che finiscono sulle tavole dell’Est

Da una parte lo scempio ambientale, dall’altra la pesca di frodo.
Due facce della stessa medaglia: un problema complesso, conosciuto da chi abita attorno al Lago di Varese, eppure sottotraccia. Quando però la pesca “fuorilegge“, con le reti senza permessi, va di pari passo con l’inquinamento fatto di decine e decine di bottiglie e lattine e sacchi dell’immondizia abbandonati a pochi metri dal nuovo porticciolo di Capolago, ecco che il caso non riguarda più gli addetti a lavori ma tutti i cittadini, le comunità.
Nel comune di Varese, appunto a Capolago, c’è chi ha costruito una capanna per nulla romantica con gli ondulati di plastica e ha gettato sotto la tettoia un paio di materassi. Carpisti o pescatori di frodo veri e propri?
Di certo c’è che sulla strada a poche centinaia di metri dall’ingresso al porticciolo, si vedono camion, con targhe quasi sempre romene, otati di cella frigorifera. Raccolgono il frutto della pesca fatta con le reti, svuotando il lago da quei pesci che in Italia non vanno per niente ma che sono apprezzati sulle tavole dell’Est Europa.
I “pescatori” arrivano, gettano le reti, pescano carpe e carassi, ma ovviamente nelle reti entra di tutto, anche quel poco di buono che il Lago di Varese ancora produce, come tinche e luccioperca, caricano e se ne vanno.
Dicono che abbiano un paio di gommoni a disposizione e che “passino” al setaccio il lago, insistendo sulla parte compresa tra la Schiranna, Capolago, Azzate e Bodio.
Il prodotto finisce a Milano dove viene rivenduto nei mercati del pesce e parte verso l’Est Europa, dove viene apprezzato, anche grazie ai viaggi ormai ordinari per l’andirivieni di cittadini che hanno trovato in Italia lavoro.
Tutto sommato, la “pulizia” del lago dalle specie infestanti può essere utile. Nelle reti però, rimane di tutto e la pesca (non quella a riva ma con le reti, appunto) è vietata se non si è della Cooperativa pescatori. Sono rimasti solo quattro pescatori professionisti sul Lago di Varese che di battaglie per il lago ne hanno condotte parecchie con il loro capo scomparso qualche anno fa, il mitico Natale Giorgetti.
E il diritto di pesca spetta ai soci della coperativa che lo hanno acquisito il 21 febbraio 1922 quando passò dalla famiglia Ponti alla Società mutua cooperativa pescatori lago di Varese.
Ora la situazione è la seguente: diritti violati dai pescatori di frodo e ripetuti furti ai danni dei pescatori della cooperativa che si sono visti alleggerire di migliaia di metri di reti e di motori delle loro barche e hanno visti danneggiati i casotti della pesca da parte di ladri notturni sempre rimasti senza volto.
Al danno ai pescatori professionisti si affianca adesso qualcosa sotto gli occhi di chiunque frequenti il lago, in questo periodo soprattutto fotografi e studiosi naturalisti, tra qualche mese cittadini-turisti e villeggianti.
Ma chi deve intervenire per fermare questo scempio ambientale?
Il Comune di Varese per quanto avviene sulle rive del lago, visto che le segnalazioni giungono da Capolago, e il Nucleo faunistico della Polizia provinciale.
Alla Provincia è rimasto infatti il controllo delle attività di pesca e dunque anche delle infrazioni e del fenomeno dei pescatori di frodo e della pesca abusiva.
Da Villa Recalcati, sede della Provincia, fanno sapere che «quello della pesca abusiva è un fenomeno conosciuto e monitorato dalla Faunistica, tanto che anche nel recente passato sono stati appurati casi di pesca illegale con sequestro di reti e strumentazione non regolare e con conseguenti sanzioni ai pescatori abusivi».
Non è un problema solo varesino, quello della pesca abusiva, diffusa su laghi e fiumi della Penisola. Ora però colpisce in modo evidente il Lago di Varese, da tutelare e proteggere. Non solo per l’inquinamento delle sue acque.
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