AL FORUM TEHA
«L’ordinanza della Cassazione non impatta sul piano Albania»
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato del pronunciamento sul trattenimento nei Cpr in attesa di un secondo provvedimento
«Nessuna preoccupazione» sulla manifestazione in corso per il Leoncavallo perché «siamo convinti che ogni manifestazione di pensiero si svolgerà con senso di responsabilità da parte di tutti». È quanto ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a margine del Forum Teha di Cernobbio. «Sul Leoncavallo non era un nostro provvedimento – ha detto rispondendo alle domande dei cronisti –, ma l’esecuzione di provvedimenti che erano doverosi, che derivano anche da provvedimenti di natura giudiziaria. Il Loncavallo era stato chiamato a pagare il risarcimento dei danni per l’illegittimità di quella occupazione abusiva che era stata sancita dalla magistratura. Quindi abbiamo fatto una cosa più normale di questo mondo».
I CPR IN ALBANIA
La decisione della Cassazione «non è una sentenza, è un’ordinanza che rinvia alla Corte Costituzionale la valutazione sull’eventuale legittimità o meno costituzionale di un aspetto specifico della nostra normativa» e «non riguarda il nostro piano in Albania: non tutto deve essere visto sempre in relazione a questo progetto». «Nel panel – ha detto il ministro – si è parlato anche di immigrazione, di migrazione in sicurezza. Abbiamo avuto il modo di soffermarci anche sul fatto che spesso si sottovaluta l’importanza del legame tra i due ambiti, legame che non va visto in termini negativi: parlare di sicurezza quando si parla di immigrazione è qualcosa di molto normale». Sul progetto in Albania Piantedosi ha sottolineato che «quello che negli obiettivi del governo si deve svolgere in Albania come nei centri nazionali sarà quanto prima, da giugno prossimo, regolamentato essenzialmente dalla nuova regolamentazione europea». Il ministro ha quindi ribadito che sulla decisione della Cassazione si attenderà il giudizio della Corte Costituzionale. Ma – ha sottolineato – «non è neanche così importante, è semplicemente qualcosa che afferisce a un momento particolare del procedimento in alcuni casi che di per sé, a differenza di quanto ho letto su cose scritte in modo un po’ semplificato, non riguarda il giudizio sull’intero progetto».
RESTRIZIONI NEGLI STADI
L’introduzione di restrizioni negli stadi per gli ultras si alcune squadre è stata necessaria «per garantire sicurezza in un contesto di gioia, di sport, di cose piacevoli per i cittadini» e anche il ministro Piantedosi non prende la scelta a cuor leggero. «Non è che sono soddisfatto quando succedono queste cose. Non bisogna mai essere soddisfatti di dover ricorrere a provvedimenti per garantire la sicurezza in contesti che devono essere di gioia, di sport, di cose piacevoli per i cittadini. Non è mai bene. Però si sono registrati alcuni reati all’interno delle curve del calcio e abbiamo eseguito (i provvedimenti, ndr) nel modo in cui la stessa magistratura ci ha indicato».
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