FAVOLA VARESINA
Piccoli successi di famiglia
Mamma azzurra di volley, figli in vetrina nel calcio e nel basket: Gianluca e Matteo si sono guadagnati il professionismo senza accantonare gli studi: obiettivo laurea

La mamma, Gabriella Monetti, giocava a pallavolo. Lo faceva molto bene: è arrivata a vestire la maglia della Nazionale prima di chiudere la carriera e diventare insegnante di educazione fisica. I figli si sono innamorati a loro volta di un pallone, ma non di quello da far passare a pelo di rete e da schiacciare a terra sul campo avversario: Matteo, il più grande, ha ceduto al richiamo della pallacanestro; Gianluca, il più piccolo, ha sposato la passione di papà Claudio, il calcio (ex giocatore e allenatore). Entrambi sono arrivati al professionismo.
Una famiglia (varesina) a tutto sport quella dei Piccoli. Una polisportiva in miniatura, capace di coniugare le passioni a tempo pieno con lo studio. Proprio qui sta il valore aggiunto di una favola che abita nella realtà e si nutre di determinazione, disciplina e semplicità senza il condimento dell’esasperazione.
«L’educazione che abbiamo cercato di impartire è stata improntata alla serenità ma anche alla serietà» sintetizza il capofamiglia, ex calciatore dilettante e poi allenatore a livello giovanile. In altre parole: c’è un tempo per scherzare e un altro per sgobbare.
IL RINNOVO
È di questi giorni la notizia del rinnovo del contratto a Gianluca da parte del Torino: accordo biennale. Un motivo d’orgoglio e soddisfazione anche per l’agente Renato Colombo, che del centrocampista classe ’97 apprezza non soltanto le qualità calcistiche («ha fisico, tecnica, intelligenza: è un giocatore moderno, insomma») ma anche e soprattutto quelle umane. Lo definisce «un ragazzo straordinario, umile e maturo, con la testa giusta».
Svezzato dal Bosto, cresciuto nel vivaio del Varese, Piccoli junior è approdato alla Primavera granata nell’estate del 2015, quella del fallimento biancorosso. Con la maglia del Torino ha vinto la Supercoppa di categoria, poi si è fatto valere in prestito con Forlì e Ravenna, sempre in Serie C. Arrivare in A è il sogno comprensibile e legittimo, intanto percorre con determinazione anche il binario parallelo dello studio: dopo il diploma si è iscritto all’università, facoltà di Psicologia.
CANESTRI ED EQUILIBRIO
Matteo, due anni in più (è nato nel 1995), frequenta invece la facoltà di Economia dopo aver completato gli studi da geometra. Sportivamente, una volta sperimentate varie discipline («ad entrambi abbiamo fatto provare di tutto, dal tennis allo sci fino al nuoto, stando attenti a ciò che piaceva a loro e non a ciò che desideravamo noi» la sottolineatura dei genitori) ha perso la testa per la pallacanestro. La trafila giovanile è stata avviata e completata con la Robur et Fides, fino al debutto nel campionato di B. Poi il salto in alto: Serie A2 dapprima a Chieti (dal 2015 al 2017), poi nell’annata appena andata in archivio a Jesi. Il ruolo? Guardia-ala.
La voglia di crescere c’è sempre, l’equilibrio anche: ecco perché all’ambizione Matteo affianca la consapevolezza che anche “difendere” il posto in A2 sarebbe un ottimo risultato. Con Jesi, intanto, è arrivato fino al primo turno playoff.
MENTALITÀ
«I miei ragazzi non sono dei fenomeni, però hanno assorbito la mentalità del non mollare mai» racconta papà Claudio, che assieme alla moglie segue costantemente il percorso sportivo dei figli: «A volte viaggiamo e li vediamo giocare dal vivo, altre sfruttiamo televisione e web». Una presenza puntuale, attenta, ma non invadente. Anche se il distacco non è stato semplice: «Tre anni fa li abbiamo visti uscire di casa entrambi nel giro di un mese. Una botta, soprattutto per mia moglie. Però, poi, vedendoli contenti, siamo stati felici anche noi» riassume Piccoli senior, ragioniere, proprietario di un’agenzia immobiliare dove i figli, ogni tanto, danno una mano.
Del resto, in famiglia uno degli insegnamenti cardine è sempre stato quello di non staccare i piedi da terra, di non perdere la misura. Perché lo sport è qualcosa di bellissimo, ma a certi livelli si può praticare soltanto per una manciata d’anni. E allora occorre pensare anche al domani. Matteo e Gianluca lo hanno capito. Non a caso, ai legittimi obiettivi sportivi, iscrivendosi all’università ne hanno affiancato un altro: in fondo la laurea potrebbe diventare il gol (o il canestro) più bello da ricordare.
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