L’AMICO DEL CUORE
Più defibrillatori in luoghi pubblici
Tre sportivi salvati in pochi grazie all’uso del Dea. «Ne servono altri, in municipio, nelle strade e nei condomini»

Un samaratese di 65 anni soccorso ai campi da tennis di via Dei Sassi da Paolo Rossignol. Una quattordicenne intenta ad allenarsi alla Pro Patria Judo strappata alla morte dal padre e dal vigile judoka Claudio Zanesco.
Due episodi in una settimana, preceduti da un altro evento, avvenuto a Induno Olona con protagonista un tennista 35enne. Tre sportivi, tutti e tre salvati.
Usare massaggio cardiaco e defibrillatore automatico è determinante in situazioni di emergenza. L’associazione “Sessantamila vite da salvare” lo ricorda dal 2012, promuovendo la diffusione di questi macchinari e donandone 250, oggi sparsi sul territorio Altomilanese.
I recenti episodi hanno scosso la città. Ma ce ne sono altri, con esiti ben diversi, che devono esortare i bustesi a fare ancora di più. «Penso a quello avvenuto a Ostia - dice il presidente Mirco Jurinovich, citando un caso su cui i pm indagano per omicidio colposo - Simone aveva 11 anni, ha avuto un malore durante l’ora di educazione fisica a scuola, è deceduto in ospedale. La preside ha detto che non c’era bisogno di usare il defibrillatore, che si trova in un’altra ala dell’istituto, perché era intervenuta una docente formata nelle operazioni di primo soccorso».
«In caso di arresto - prosegue - si perde il 10 per cento di possibilità di sopravvivenza ogni minuto che passa. L’ambulanza è arrivata dopo 7 minuti ed è notevole, ma ci si è giocati il 70 per cento delle possibilità».
Simone soffriva di sincopi ricorrenti. Molto sarà da chiarire: il defibrillatore c’era, ma non è stato utilizzato.
«Non abbiamo alcuna certezza sul fatto che avrebbe salvato quel bambino, ma gli è stata negata una possibilità di assistenza - spiega ancora Jurinovich - Ogni minuto è fondamentale. A Busto hanno agito bene. Occorre sapere che il defibrillatore può salvare davvero la vita. Avere idea di dove trovare strumenti a portata di mano è fondamentale».
Una mappatura è stata realizzata a livello nazionale da Progetto Vita, che ha sede a Piacenza. In tutto si parla di 5.300 defibrillatori e il sito comprende focus su diversi centri dell’Altomilanese. Areu Lombardia dispone di un quadro completo.
«Una legge regionale - chiarisce il presidente di “Sessantamila vite da salvare” - prevede che chi installa un impianto lo denunci ad Areu, per avere una mappatura costantemente aggiornata. La App Progetto Vita rende possibile visualizzare in tempo reale il defibrillatore più vicino: è un sistema utile a livello preventivo. Ciascuno può controllare gli impianti disponibili vicino a casa o al luogo di lavoro, oppure alla meta delle sue vacanze».
La legge Balduzzi, in vigore dal 2017 impone che palestre e impianti sportivi siano dotati di sistemi di rianimazione: «Da allora associazioni dilettantistiche e professionistiche si sono praticamente tutte adeguate - dice Jurinovich - Uno studio dell’Areu rivela che 9 pazienti su 10 colpiti da arresto cardiaco in palestra vengono salvati per tempestività nell’impiego del defibrillatore. In ogni caso, Areu dà indicazioni anche a chi non ha avuto una formazione specifica. Nel disegno di legge che abbiamo presentato a Legnano sabato scorso si chiede di liberalizzare l’uso del Dea: chiunque potrà usarlo anche senza avere seguito un corso, come avviene nella maggior parte dei Paesi europei».
Siamo in ritardo? «Siamo partiti per primi nel 1998 con Progetto Vita poi ci hanno messo 10 anni ad approvare i decreti attuativi e le Regioni hanno deliberato in modi diversi, creando un caos incredibile. Ora si vuole mettere ordine. La legge sarebbe fondamentale. La Camera l’ha approvata il 30 luglio poi si è arenata alla commissione igiene e sanità del Senato».
Busto ha tanti Dea, ma solo uno nelle strade, in piazza San Giovanni. Non sarebbe utile estendere gli impianti disponibili? «Certo, servono defibrillatori in luoghi pubblici, accessibili a chiunque. Un’altra strada è cardioproteggere i condomìni, così si aumenta la percentuale di sopravvivenza: la maggior parte degli arresti cardiaci avviene in casa, magari durante il riposo, abitualmente si pensa a uno sforzo fisico». Anche il municipio di Busto è sguarnito: «Il ddl prevede l’obbligo negli uffici di pubblica amministrazione, raggiungibili h 24. Noi abbiamo donato un Dea alla polizia locale di Busto e tutte le forze dell’ordine sono dotate di sistemi a bordo delle auto, per arrivare ovunque in tempi rapidi».
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